SGARBI INFIAMMA BIENNO

Vittorio Sgarbi ha concluso come meglio non si poteva la 27esima edizione della Mostra Mercato a Bienno nella serata di domenica 27 agosto. Nella chiesa di S. Maria, gremita fino all'inverosimile, c'è stata l'importante e per certi versi rivoluzionaria lettura e interpretazione degli affreschi di Romanino e Da Cemmo. Il pubblico ha potuto seguire un affascinante percorso fatto di collegamenti artistici, storici, geografici, politici, culturali, e sociologici che fanno di Bienno, con Esine e Breno, un caposaldo nella innovazione pittorica lombarda del cinquecento da non considerarsi mai come minore. Secondo la lettura di Sgarbi, la chiesa di S. Maria rappresenta un punto di partenza alla scoperta delle novità artistiche: da Bienno si colgono i collegamenti con Padova, Venezia, Firenze e Milano: da Bienno si irradia dunque un percorso culturale che poi raggiungerà il basso Piemonte attraverso quella regione che Sgarbi ha definito Padanìa. Bienno è anche un importante snodo nel cambio di impostazione della pittura figurativa anche di ordine religioso: entra il popolo nella grandi scene dipinte, la cui figurazione è fisiologicamente legata al territorio. Con il ciclo in S. Maria a Bienno, secondo Vittorio Sgarbi, Romanino rappresenta uno snodo importante tra i grandi maestri che lo hanno preceduto, quali Raffaello e Michelangelo, ma anche Carpaccio e Mantegna, e quelli che seguiranno, tra cui Caravaggio. Partire da Bienno è un imperativo per capire quella che viene definita “pittura minore” del cinquecento bresciano e lombardo, che minore assolutamente non è.

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