MAXIFRODE NEL COMMERCIO DI RAME

La Guardia di Finanza di Brescia, coordinata dalla Procura della Repubblica, ha scoperto una frode ai danni dell'Erario di oltre 60 milioni di euro, derivante dall'emissione di fatture false per 515 milioni di euro. Il periodo nel quale si sono svolte le attività illecite comprende poco più di quattro anni anni, dal 2011 al 2015 e vede coinvolte società operanti nel settore del commercio della vergella, cioè tondino di 5 millimetri e del filo di rame. Il loro commercio utilizzando documenti falsi, con conseguente frode fiscale, ha portato ad un volume d'affari considerato di notevole entità. Il tutto sarebbe iniziato da un'indagine condotta dalla Guardia di Finanza di Pisogne che, dopo una verifica fiscale in un’azienda operante nel settore del commercio di metalli non ferrosi, ha iniziato ad indagare in rete arrivando ad indagare altre 7 aziende. Numerose operazioni commerciali erano delle finzioni allo scopo di garantire la giustificazione contabile a materiale mai comprato; i successivi approfondimenti, condotti sia sui documenti contabili che extra-contabili delle società scoperte, hanno poi consentito di quantificare con precisione la frode commessa negli anni presi in considerazione dall'indagine. I responsabili delle aziende nel mirino delle Fiamme gialle, residenti nelle province di Brescia, Milano, Vicenza e Lecce, sono stati tutti denunciati alla Procura della Repubblica del Tribunale di Brescia per i reati di emissione di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione fraudolenta ed occultamento di documenti contabili.

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