MAXI FRODE FISCALE

Maxi frode fiscale nel campo dell'edilizia, è quanto smascherato dalla Guardia di Finanza di Bergamo che ha emesso un decreto di sequestro preventivo di conti e beni pari a 8 milioni di euro. L'indagine coordinata dal pm Emanuele Marchisio e condotta dalla compagnia delle Fiamme gialle di Treviglio per circa tre anni, ha consentito di individuare un complesso meccanismo fraudolento nel settore dell’edilizia finalizzato all’evasione di imposte e contributi, che ha visto coinvolte 67 società, ditte individuali e indagate 79 persone fisiche. La frode era articolata secondo uno schema piramidale a tre livelli: alla base una serie di società di capitali, amministrate da prestanome, create con l’unico scopo di “contenere” la forza lavoro, per assumere sulla carta dipendenti, e utilizzate come centri di imputazione di tasse, oneri fiscali, contributivi, previdenziali ed assistenziali. Obblighi questi tutti puntualmente mai ottemperati. Le indagini infatti hanno permesso di scoprire che queste società, le cui sedi si trovavano principalmente in provincia di Bergamo, in Lombardia e anche in Veneto ed Emilia Romagna, erano di fatto evasori totali e che attraverso un sistematico ricorso a compensazioni d’imposta mediante l’utilizzo di crediti inesistenti, facevano figurare solo sulla carta il regolare versamento dei contributi Inps e Inail a favore dei dipendenti. In questo modo potevano ottenere il Durc regolare, requisito imprescindibile per operare sul mercato fornendo manodopera. Il riciclaggio degli illeciti proventi secondo i dati raccolti, sarebbe avvenuto anche tramite bonifici a società croate e slovene intestate a persone dello steso giro. I soldi viaggiavano però anche dall’estero all’Italia per finire su conti di società intestate a cittadini cinesi. Poi c’erano i bonifici da conti bancari a conti postali che venivano svuotati tramite ingenti prelievi di contante. A questo si aggiunge il racconto fatto agli inquirenti dalla segretaria, alla quale sarebbe stato offerto del denaro e assistenza legale, in cambio del loro silenzio. Dalla ricostruzione fatta risulterebbe un giro di fatture false per oltre 30 milioni di euro e di indebite compensazioni d’imposta per più di 4,2 milioni di euro, ricavi non dichiarati per circa 25 milioni di euro e Iva evasa per 3,4 milioni di euro.

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