LA CONTA DEI DANNI DI VAIA

Tra sabato 27 e le prime ore di martedì 30 ottobre 2018 l’Italia è stata colpita da una fase perturbata tra le più intense, complesse e rovinose da molti anni, a causa della profonda depressione “Vaia” che, soprattutto lunedì 29, ha attivato violentissime raffiche di scirocco, mareggiate, straordinarie onde di marea sull’alto Adriatico, e piogge alluvionali soprattutto sulle Alpi orientali. Nel corso del 29, alimentato dalla prima massiccia irruzione fredda della stagione a Ovest delle Alpi, dalla Valle del Rodano, il vortice ha subito un rapido approfondimento, classificabile quasi come “ciclogenesi esplosiva”, responsabile del brutale rinforzo dei venti sull’Italia. La depressione “Vaia” verrà ricordata per la violenza dello scirocco con potenti raffiche di vento a oltre 270 chilometri orari. La tempesta Vaia è stato l’evento di maggior disturbo agli ecosistemi forestali mai registratosi in Italia, eppure a livello planetario è poca cosa rispetto ad uragani che hanno schiantato centinaia di milioni di piante; già in ottobre erano sul mercato dell’Est e del Centro Europa 51 milioni di metri cubi di legname, abbattuto dal vento, quindi cinque volte quello italiano. La tempesta Vaia ha comunque provocato 16 vittime in totale dal Trentino alla Campania e ben 8,6 milioni di metri cubi di alberi abbattuti e 41.000 ettari di boschi distrutti. I danni diretti hanno riguardato le infrastrutture, quali acquedotti, elettrodotti, strade, sottoservizi, reti ferroviarie e impianti a fune, dissesto idrogeologico generalizzato, danni al patrimonio forestale, modifica a volte molto profonda del paesaggio alpino, perdita di valore del patrimonio dei sprassuoli e perdita di patrimonio faunistico. Tra i danni indiretti figura il crollo del prezzo del legname, il mancato introito futuro dell'ecosistena forestale e la diminuzione occupazionale prevista a medio e lungo termine. Le regioni più colpite sono state in ordine decrescente il Trentino, il Veneto, la Lombardia orientale, l'Alto Adige ed il Friuli Venezia Giulia. Il punto sulla situazione dei boschi camuni è stato fatto a margine di una presentazione generale avvenuta nella sala conferenze della Rsa Beccagutti di Esine organizzata per fare l'analisi dell'esistente e trovare risposte immediate e urgenti per le montagne della Vallecamonica alla vigilia della stagione estiva di alpeggi, rifugi, strade agrosilvopastorali, malghe e trekking turistici.

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