FARE CENTRO CON IL LAVORO
Cosa succederà quando gli ammortizzatori sociali e gli aiuti termineranno? Sarà possibile allora tenere a bada le tensioni sociali? Da questa domanda ha preso il via il seminario on line organizzato dalla Cisl Brescia insieme con Confindustria e Confartigianato, associazioni e consulenti del lavoro, che rinnovano in questo modo un dialogo quanto mai necessario oggi per affrontare le politiche attive del lavoro. Aggiornare la mappa dei bisogni e delle necessità del mondo del lavoro, alla luce dei cambiamenti provocati dal Coronavirus, questa la priorità secondo Alberto Pluda, segretario generale Cisl Brescia, per aiutare non sono solo tutti coloro che hanno perso il lavoro, ma ci sono anche tanti giovani che il lavoro non lo trovano. Come ha spiegato Francesco Seghezzi - presidente di Adapt - in Regione Lombardia ci sono molte politiche attive, come la dote unica lavoro che tra il 2013 e il 2019 ha svolto 244 mila pratiche o come Lombardia Giovani. 4 milioni di euro li stanzia la provincia per la dote impresa e disabili e quasi 500 imprese ne hanno fatto ricorso. Nel 2020 sono stati stipulati – ha affermato Angelica Zamboni, dagli uffici pubblici e privati dei Servizi per l’impiego della Cisl Brescia, quasi 17 mila patti di servizio, tradotto: 17 mila persone hanno chiesto aiuto per l’inserimento lavorativo. A livello nazionale strumenti come il reddito di cittadinanza hanno dato una prima risposta all’emergenza sociale ma vanno accompagnati da provvedimenti per l’inserimento nel mondo del lavoro, ma queste misure spesso non sono conosciute dal cittadino, non sono accessibili, non partono dal mondo universitario e non tengono conto delle reali e rinnovate necessità delle aziende. Il lavoro non è solo un diritto, ma è un impegno – ha affermato Mauro Barbieri di Umana SpA che ha sottolineato la necessità di unire il mondo della formazione, la più potente delle politiche attive, alle politiche sociali e a quelle per il lavoro. Il seminario dal titolo “Fare centro con il lavoro”, ha visto la partecipazione di Giuseppe Pasini (Confindustria Brescia), Eugenio Massetti (Confartigianato) e Paolo Reboni (Cisl Brescia) e ha messo a confrono operatori pubblici e privati. Un confronto anche regionale con Ugo Duci (Cisl Lombardia) e nazionale con il segretario generale aggiunto della Cisl nazionale Luigi Sbarra. Il coronavirus richiede un cambio di mentalità un patto sociale tra le componenti del mondo lavoro. In Italia la spesa per le politiche attive del lavoro in rapporto al PIL è dello 0,42;in Francia è dello 0,75, in Spagna dello 0,71, in Germania dello 0,68. Basta questo raffronto per dire che nel nostro Paese le azioni per l'occupazione hanno il fiato corto. Se poi si pensa che più della metà della spesa italiana, e precisamente lo 0,24, è destinata agli incentivi –mentre negli altri Paesi oscilla tra lo 0,2 e lo 0,6 – è evidente che l'effettivo investimento in politiche attive è davvero molto basso. Eppure ce n'è un grande bisogno e ce ne sarà ancora di più quando superata l'emergenza sanitaria bisognerà affrontare i danni economici e sociali della pandemia.
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