ALLARME VIOLENZA SESSUALE SU MINORI
La ricerca di uno sballo come mezzo di socializzazione che in alcuni casi è forse una trappola, con la vittima di turno che viene poi lasciata sola dagli altri perché non è più in grado di difendersi o semplicemente di respingere delle avance. Una compagnia numerosa che dopo un mix di alcol e stupefacenti in giro per i locali della bassa bergamasca, finisce a casa di qualcuno che ha i genitori assenti e dove la vittima rimane sola. Un copione noto agli agenti del Commissarato di Treviglio, al lavoro su cinque denunce per violenza sessuale subita da giovanissimi. Coinvolte quasi sempre ragazzine dai 15 ai 18 anni, divenute preda di coetanei o giovani poco più grandi. I fatti sono stati resi noti dal dirigente e comandante del Commissariato, il vicequestore aggiunto Marco Cadeddu, all’incontro sul percorso rosa in ospedale organizzato dall’Asst Bergamo Ovest in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Cadeddu si è soffermato sull’aumento di denunce riguardanti minori, nell’ultimo anno. In quattro casi sono stati i genitori ad accompagnare la figlia in commissariato dopo aver scoperto l’accaduto. In un altro invece la denuncia è arrivata dalla scuola dopo che le compagne di classe hanno segnalato all’insegnante cosa era successo. Vicende al momento al vaglio degli inquirenti, che stanno cercando di ricostruire fatti e circostanze, verificando se i rapporti sessuali siano stati forzati come denunciato. Cinque casi che si assomigliano e coinvolgono nella quasi totalità studenti delle superiori che gravitano su Treviglio e Caravaggio. Storie che scrivono un nuovo capitolo del disagio giovanile, accanto a quello delle baby gang che hanno punteggiato le cronache degli ultimi mesi. Il filo rosso che le lega tutte è l’assunzione di grandi quantità di alcolici spesso poi accompagnata da una «canna». “È chiaro, ha affermato il comandante del Commissariato, che serve l’impegno di tutti, dalle scuole, alle famiglie fino a chi si occupa di sociale per lavorare sulla prevenzione attraverso la formazione e il dialogo. Perché l’azione repressiva, con l’avvio dell’attività investigativa quando queste ragazze vengono in Commissariato, è già una forma di fallimento per la nostra società”.
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