A MINOGGIO E VALMASSOI LA CORONA DELL’OROBIE
La partenza da Ardesio, poi rifugio Alpe Corte, Laghi Gemelli, rifugio Calvi, Baroni al Brunone e Coca, con l'impegnativa e tecnica traversata lungo il sentiero 330, e infine l’arrivo, giù, a rotta di collo a Valbondione: una cavalcata di 58 chilometri caratterizzata da un dislivello positivo di 3800 metri. Tutto questo è stata la seconda edizione di Orobie Skyraid andata in scena lo scorso sabato 23 luglio. Due gli assoluti dominatori della gara seriana: Cristian Minoggio (6h e 39 minuti) e Martina Valmassoi (8 ore e 22 minuti), che hanno scritto i nuovi record dell’evento ideato e organizzato da Mario Poletti. Un successo che ha consentito ad entrambi di portarsi a casa anche il titolo italiano di Skymarathon (sempre sotto l’egida di FISky). Seconda piazza per Luca Arrigoni, vincitore della scorsa edizione, terzo per Mattia Tanara. Al femminile, piazza d’onore per la varesina Giulia Saggin, a completare il podio Natalia Mastrota. Circa una settantina invece gli atleti che si sono messi alla prova sul tracciato della prima edizione di Orobie Skyrace. Una nuova distanza (poco più di 23 km per un dislivello dichiarato di 2.200 metri) inserita per volere di Mario Poletti a un mese dal via, con il desiderio di rendere la competizione sulle Orobie accessibile ad un numero maggiore di concorrenti. Il tracciato, che ripercorre la seconda parte della gara regina, si è rivelato ugualmente impegnativo. Da Fiumenero fino al Rifugio Baroni al Brunone dove il tracciato della Skyrace si ricongiunge con quello di Orobie Skyraid. Da qui il lungo, estenuante e tecnico traverso di 10 chilometri circa che, sfruttando il “sentiero basso” un tempo caduto in disuso e oggi riqualificato da Poletti appositamente per la gara, conduce fino al rifugio Coca. In questo caso il trionfo è andato a Marco Zanga. Dietro a lui, che ha chiuso in 3 ore e 21 minuti, Maurizio Merlini e Matteo Rodigari. Al femminile trionfo rosa fluo per Silvia Boroni, secondo posto per Giuliana Arrigoni e terzo per Lorena Gambaro.
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