IN FRENATA LO SKIDOME DI SELVINO
A undici anni dalla firma dell’Accordo di programma, non c’è traccia dello Skidome di Selvino. Il progetto ha subìto una brusca frenata e l’impressione è che a livello locale non si smuoverà nulla finché non ci saranno aggiornamenti nella documentazione. Nel muro contro muro tra i proponenti (la Selvino Snow con la Neveland) e il Comune di Selvino si inserisce la Provincia che, in questi anni, ha seguito l’iter richiedendo approfondimenti su questioni ambientali e urbanistiche. Ma ora si fa avanti anche un aspetto non indifferente, quello energetico. In tempi di costi alle stelle e di ricerca di fonti alternative, non è un argomento secondario. Sul tema interviene il presidente della Provincia, Pasquale Gandolfi, che conosce da vicino il progetto dello Skidome: «Innanzitutto tengo a precisare che da parte della Provincia non c’è alcun blocco rispetto all’opera. È più una questione di perplessità a livello del Comune. Qui in Via Tasso nessuno ha fermato niente. Semmai stiamo aspettando le integrazioni richieste alla documentazione». Ma non è solo questione di paesaggio, c’è anche l’aspetto dell’energia: «Mi piacerebbe sapere quanto consuma un’opera come lo Skidome, quanta energia serve per farlo funzionare? In un momento come questo è un tema che non dovremmo lasciare sullo sfondo». Il presidente Gandolfi tiene comunque a precisare che «la Provincia non ha mai chiuso la porta agli interlocutori del progetto. Semmai ha avanzato richieste molto tecniche sulle quali produrre maggiori chiarimenti. Quando saranno pronti, lo saremo anche noi. Ma per sottoporre il tema alla mia maggioranza devo essere in possesso di un supporto tecnico chiaro a 360°». La Provincia, nello specifico, ha incontrato lo scorso maggio i pro ponenti dell’opera e il Comune di Selvino, sottoponendo loro le medesime questioni già avanzate nella segreteria tecnica regionale tenutasi un anno fa per la valutazione del Rapporto Ambientale legato alla variante Skidome. «Il tema principale da dirimere è il consumo di suolo – spiega Chiara Drago, consigliera delegata alla pianificazione urbanistica –: le norme regionali impongono espressamente che per le varianti venga prodotta la carta del consumo di suolo, che non è stata predisposta. Non è dimostrata la coerenza fra la variante e l’obiettivo regionale di riduzione del consumo di suolo, considerando anche che Selvino presenta un’urbanizzazione del proprio territorio pari a oltre il 18% (con l’80% di abitazioni non occupate), che questa variante porterebbe a oltre il 19%, mentre l’indice di urbanizzazione delle valli bergamasche è pari al 6,8% e quello dell’intera provincia è del 15,4%». Secondo la Provincia questa criticità non è adeguatamente considerata nella bozza di rapporto ambientale esaminata nella segreteria tecnica. E per questo motivo – sottolinea Drago – «in Provincia abbiamo chiesto che venissero aggiornate le tavole allegate alla proposta di variante, perché la perimetrazione dell’area oggetto di trasformazione è nettamente superiore alle dimensioni dell’impianto, ma finora non ci sono stati trasmessi nuovi documenti. Sempre in quell’occasione, per dirimere la tematica del consumo di suolo e le numerose altre osservazioni avanzate dal Comune di Selvino e da Regione Lombardia, abbiamo suggerito che il Comune richiedesse la convocazione di una segreteria tecnica in Regione. Non abbiamo avuto più aggiornamenti né da parte del Comune né da parte dei proponenti». Tutte richieste non indifferenti alle quali, se l’opera si vuole fare, devono corrispondere delle risposte. «Siamo pronti a fornirle – garantisce Angelo Bertocchi della Selvino Snow –. Chiederemo un incontro in Provincia e in Regione con il Comune per aggiornare la situazione su tutti i punti tecnici indicati».
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