FITODEPURAZIONE IN RIFUGIO

Un nuovo impianto di fitoduperazione per il rifugio San Fermo in comune di Borno. L'intervento, che si è concluso in questi giorni, è stato eseguito nell’ambito delle iniziative che la Comunità Montana di Valle Camonica ha eseguito come gestore della locale Riserva della Biosfera. Tra le azioni previste nel Piano di Azione vi è infatti anche la valorizzazione sostenibile degli insediamenti alpini isolati, tra cui i rifugi. Obiettivo dell'intervento – che non è il primo sulle monagne camune – abbassare l'inquinamento che anche queste strutture provocano. L'intervento al rifugio San Fermo, costo 82 mila euro, è stato realizzato fra l'estate e l'autunno di quest'anno. L'impianto entrerà in funzione nel corso della stagione 2023. Sempre quest'anno è entrato in funzione un impianto di fitodepurazione pilota presso malga Blumone in comune di Breno, realizzato sempre dalla Comunità Montana – in veste di ente gestore del Parco dell’Adamello -; inoltre è stato realizzato dal CAI Lissone un impianto a servizio dell'omonimo rifugio in valle Adamé anche questo con un supporto tecnico dell'ente comprensoriale camuno. L'intervento sul rifugio di Borno è stato salutato con entusiamo dal sindaco Matteo Rivadossi e dal presidente del CAI Davide Sanzogni. Il rifugio San Fermo si trova ad una quota di 1868 metri e domina il paese. E' un luogo ricco di storia e di leggenda. Al monte San Fermo è legata la leggenda dei tre fratelli: Cristina, Fermo e Glisente, che a seguito dell’esercito di Carlo Magno, decisero di fermarsi in Valle Camonica e concludere la loro vita come eremiti ritirandosi sui tre monti, che in seguito presero il loro nome; la sera accendevano un fuoco per comunicare la loro persistenza in vita. Il rifugio, sistemato in tempi recenti, con la creazione di 25 nuovi posti letto e 40 posti nella sala pranzo, venne inaugurato il 5 giugno 1911. Alla sommità del monte vi è l’omonima chiesetta a cui il rifugio è addossato sul retro: da una lapide collocata al suo interno risulta ricostruita completamente nell’anno 1663; successivamente sono stati fatti altri interventi di manutenzione. La zona era però probabilmente frequentata già in epoca preistorica come testimonierebbero alcuni reperti messi in luce dagli archeologi nel 2018.

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