DALL'UCRAINA ALL'AFGHANISTAN

Nell'ultimo anno, da quando è scoppiato il conflitto, ha operato in Ucraina per la Croce Rossa Internazionale per cui attualmente lavora, ma Fabrizio Minini, 45 anni di Darfo Boario Terme, un passato come operaio dopo il liceo linguistico, ha un'esperienza ormai quindicinale all'estero in scenari di guerra e di crisi umanitarie. Il primo incarico proprio in Ucraina in un orfanatrofio che conosceva per il suo impegno all'interno dell'associazione DomaniZavtra, poi l'Africa occupandosi di logistica nelle aree di conflitto, dal Sud Sudan al Congo alla Sierra Leone alla Somalia, poi in Iraq. Ora, tra una missione e l'altra, in questi giorni, è tornato a casa per un mesetto: dopo l'Ucraina lo aspetta l'Afghanistan. Oggi la situazione in Ucraina è in stallo e, a meno di colpi di scena potrebbe durare così a lungo con una guerra per così dire a bassa intensità che fa però migliaia di morti. Gli ucraini stanno resistendo come succede spesso negli scenari di guerra, diventando resilienti e continuano a vivere in una sorta di normalità che vedere nascere bambini e celebrari matrimoni. In questi scenari qual è Fabrizio il ruolo di organizzazioni come la Croce Rossa Internazionale. Fabrizio ama ciò che fa, chiamarlo lavoro forse sarebbe riduttivo, ma cosa spinge a fare questo, cosa si lascia e cosa si porta a casa da esperienze come le tue? Si porta a casa, ci dice, notare come anche in situazioni davvero drammatiche la resilienza e la resistenza all'orrore sia di casa, di contro però, si capisce anche che non si impara nulla e le atrocità si perpetuano nel corso della storia.

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