CONDANNATO IL PIROMANE DI CLUSONE

Piromane con ogni probabilità sì, non è stato invece considerato incapace d’intendere e volere il 73 enne presunto «incendiario» del ponte del Costone, non sarebbe affetto da pregresse patologie psichiatriche a cui associare la piromania e per le quali poter riconoscere l’incapacità d’intendere e volere. Proprio per l’impossibilità di riconoscere il cosiddetto vizio di mente, alla fine è arrivata la condanna: 3 anni e 10 mesi per incendio boschivo doloso, ha stabilito all’esito del dibattimento il giudice monocratico Maria Luisa Mazzola. Il pensionato è considerato l’autore di otto roghi (in un paio di casi tentati) appiccati sui monti nella zona del ponte del Costone tra il dicembre 2016 e il 30 marzo 2017, quando dopo l’ennesima segnalazione e il consueto intervento delle forze dell’ordine il 73 enne era stato arrestato in flagranza dai carabinieri di Clusone. Durante il processo i carabinieri del nucleo investigativo antincendio boschivo che hanno svolto le indagini e i volontari della Protezione civile, sentiti, come testimoni, non avevano avuto dubbi nell’identità del piromane. L' uomo aveva ascoltato, scuotendo la testa. «Non sono io il piromane, non sono stato io ad appiccare i roghi, non ho mai lanciato alcun innesco dal finestrino della mia auto perché il finestrino della mia auto è rotto», aveva detto in aula, negando qualsiasi responsabilità così come già fatto una volta trovate le bacchette d’incenso e altro materiale da innesco durante una perquisizione domiciliare.

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