CHIUSO UN BLACK MARKET A BRESCIA
E' stata conclusa con successo dal comando del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi tecnologiche della Guardia di Finanza di Brescia l'operazione “Darknet” nel settore dei traffici illeciti online che ha portato alla chiusura di un black market attivo nel dark web. A giugno di quest'anno c'erano ben 5.327 modelli di armi in vendita, tra cui bombe a mano e kalashnikov, ma anche droga,steroidi e allucinogeni nel catalogo online. Il totale delle proposte erano33.278, con 4.686 annunci per la vendita di manuali sui metodi per compiere truffe online e violazioni di sistemi informatici. Il bazar illegale online è stato oscurato dopo l’arresto degli amministratori della piattaforma denominata «Berlusconi market» creata nel luglio del 2007. L’amministratore era un 19enne studente di ingegneria informatica al Politecnico di Torino, che in internet utilizzava il nickname Vladimir Putin. I suoi soci sono un 26enne, nome in codice Emmanuel Macron, ed un 27enne, che già erano stati arrestati a Trani perché trovati in possesso di oltre due chili di cocaina, oltre a soldi in contanti e due pistole. I tre sono pugliesi e gestivano il market criminale con le modalità tipiche di un normale sito di e-commerce, sfruttando l'anonimato garantito dalla reteTor». Fatti e circostanze scritti dal gip bresciano Luca Tringali nelle 40 pagine di ordinanza di custodia cautelare con la quale ha accolto la richiesta del sostituto procuratore Erica Battaglia, titolare dell’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza, nata dopo l'arresto di un gruppo di siriani accusati di terrorismo. Le indagini avevano portato a scoprire che i terroristi si rifornivano di armi e di documenti falsi. Il procuratore capo di Brescia, Carlo Nocerino, l'ha definita la quarta operazione al mondo di chiusura di un Black Market che opera tramite il DarkWeb. Per smascherare il sito internet la Guardia di Finanza ha utilizzato un agente provocatore che collegandosi al Berlusconi Market ha concluso l’acquisto, in tempi diversi, di quattro partite di cocaina risultata pura al 76%. I tre pugliesi spedivano la merce attraverso posta celere di Poste italiane. Seguendo il percorso dei pacchi, gli inquirenti sono arrivati al gruppo accusato di associazione a delinquere. Recentemente il gruppo avrebbe manifestato l’intenzione di potenziare il “Berlusconi market”che, con 103mila annunci, era la più importante piattaforma dell’illegale.
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