MASSICCIO RICORSO ALLA CASSA
La cassa integrazione ha salvato moltissime aziende dal fallimento nel 2020 e anche all'inizio di questo 2021. E' stato lo strumento che più ha sostenuto il costo più importante delle imprese, ovvero quello del personale. Il ricorso alla cassa integrazione è stato massiccio in molti settori. Per quanto riguarda l'artigianato, solo in provincia di Brescia ci sono più di 7 mila aziende che nel 2020 a causa delle difficoltà causate dal Coronavirus, ovvero della chiusura delle aziende, del blocco degli ordini e del calo di fatturato, hanno fatto ricorso alla cassa integrazione dell'artigianato. Questo ha consentito a quasi 29 mila lavoratori solo in provincia di Brescia, di percepire un’integrazione al reddito , anche se spesso non puntuale, ma fondamentale per la sopravvivenza quindi di 29 mila famiglie nel bresciano. La maggior parte delle richieste di cassa integrazione arriva dal settore della lavovorazione e trasformazione dei metalli che conta quasi 3 mila imprese che hanno richiesto la cassa per più di 14 mila dipendenti totali. Segue il settore dell’edilizia e installazione impianti con 384 aziende che hanno richiesto gli ammortizzatori sociali per più di 3 mila aziende mentre le aziende artigiane della produzione alimentare hanno chiesto l’intervento del Fondo di Solidarietà Bilaterale per 1.517 addetti, quelle del legno e arredamento per 1.318 lavoratori. Non tutti i lavoratori hanno però ricevuto quanto gli spettava perché la cassa si fa aspettare in molti casi. A livello nazionale, al 31 dicembre 2020 era stato erogato il 92,2% delle risorse necessarie a coprire le richieste, in Lombardia il 93,1%, nella provincia di Brescia il 94,2%: “Questo significa” - secondo i calcolo di Paolo Reboni, componente della Segreteria provinciale della CISL – mancano ancora 4 milioni di euro per far arrivare ai lavoratori bresciani dell’artigianato quanto spetta loro, a conferma di una situazione che va costantemente monitorata, anche perché all’orizzonte non si intravedono schiarite della crisi in grado di dare certezze sulla tenuta occupazionale del settore”. La preoccupazione infatti è rivolta ai prossimi mesi, quando a marzo terminerà la cassa integrazione e le imprese si troveranno con ordini in calo, personale in esubero e costi da sostenere. Per ora tiene il numero delle imprese che si stanno spostando il più possibile sul webm, con vetrine on line ed e commerce per affiancare il commercio tradizionale e potenziarlo anche quando la situazione tornerà alla normalità.
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