IL CORONAVIRUS PESA SULLE PICCOLE IMPRESE

L'impatto del Coronavirus sull'economia italiana sarà importante tanto che si stima una diminuzione del pil nazionale anche del 3% soprattutto perché le due regioni più colpite dall'emergenza, che hanno in parte fermato i motori, sono Lombardia e Veneto, locomotive d'Italia, che rappresentano da sole il 31% del pil italiano. A paralizzare l'economia sono state le necessarie misure di contenimento del virus che nelle zone rosse hanno imposto il blocco totale delle attività lavorative per permettere alla gente di restare a casa e rallentare la diffusione del virus attraverso il rallentamento della vita sociale, ma l'economia dell'intera regione si è rallentata perché ovunque il divieto di assembramento in luoghi affollati, le ordinanze su bar e locali e soprattutto la paura del contagio, hanno portato molte persone a non frequentare più bar, pub, ristoranti, pizzerie, mercati e negozi. In aiuto di tutto il settore delle piccole imprese, quello che rischia di pagare il prezzo più alto, il Governo ha varato un primo decreto ma- fa notare l'assessore al bilancio di Regione Lombardia Davide Caparini, le misure sarebbero insufficienti ed inoltre non sarebbe ancora previsto nulla per i lavoratori e le aziende esterne alla zona rossa, e si guarda con attenzione al secondo in decreto in via di definizione. Molti lanciati in questi giorni delle associazioni di categoria, rivolti ai cittadini, di rispettare le norme e i comportamenti di precauzione ma senza farsi prendere dal panico. “Oltre a tutelare la salute” - afferma, Massimo Albano, Direttore di Coldiretti Brescia - “lo sforzo deve essere quello di salvaguardare le attività quotidiane, a cominciare da quelle agricole. La qualità dei prodotti resta intatta e sicura infatti ed è ciò che ribadisce anche l'assessore regionale Fabio Rolfi che ricorda che i prodotti agroalimentari lombardi sono totalmente virus free e che quindi i Paesi che vogliono limitarne l'importazione non hanno nessun motivo per farlo. A tutela del sistema delle piccole imprese, quello che rischio di pagare il prezzo più alto, intervengono diverse associazioni di categoria. Anche i sindacati si sono mossi in modo unitario per chiedere ammortizzatori sociali per i lavoratori dipendenti di imprese che potrebbero avere contraccolpi produttivi a causa delle misure di prevenzione e contenimento del Coronavirus. Cgil Cisl Uil, Confartigianato Imprese, Cna, Claii e Casartigiani hanno firmato un accordo che porta fino a venti settimane la possibilità di ricorrere al Fondo di solidarietà della bilateralità artigiana (Fsba). La FP-CGIL è intervenuta chiedendo in particolare la salvaguardia del reddito e della contribuzione per i lavoratori della scuola che non sono dipendenti pubblici bensì di aziende private e cooperative sociali: assistenti scolastici ed educatori dei nidi. Il rischio di vedersi sospendere o interrompere il contratto o subire una riduzione di orario ha interessato anche tutti i collaboratori di società sportive, palestre e piscine, coloro che lavorano in musei e cinema o nei locali e luoghi pubblici chiusi a seguito dei provvedimenti di prevenzione.

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