157 DONNE HANNO CHIESTO AIUTO

78 donne nel 2020 hanno chiesto aiuto al Centro antiviolenza Donne e Diritti della rete antiviolenza della Valle Camonica che ha come capofila il Comune di Darfo. L’anno del Covid ha isolato ancora di più le donne tra le mura domestiche insieme con i loro compagni o mariti violenti, tanto che 13 donne che avevano concluso il percorso di aiuto sono tornate al Centro antiviolenza. Dopo un inizio anno durante il quale, a causa del Covid, le richieste di aiuto sono calate, molte donne hanno poi trovato la forza di reagire e in tutto oggi sono 157 le donne seguite dal Centro antiviolenza: 157 donne residenti in Valle Camonica, alcune straniere, altre camune, tutte con una cosa in comune: anni di violenza fisica, psicologica ed economica alle spalle. Troppo spaventate per reagire, timorose per la propria vita e soprattutto per quella dei figli, alla fine queste donne trovano il coraggio di reagire proprio spinte dalla necessità di  garantire ai figli una crescita serena e sicura, lontana dalla violenza e dai pericoli. I minori infatti pagano un prezzo altissimo in seguito alle violenza domestiche. Sono 121 i minori coinvolti nei 157 casi di donne maltrattate seguite attualmente dal Centro antiviolenza camuno. Regione Lombardia ha avvito nel bresciano un progetto sperimentale che vuole prendersi in carico dei loro bisogni attraverso figure specializzate e l’obiettivo è di estendere questo progetto anche in Valle Camonica. 8 donne e cinque bambini oggi sono ospiti della Casa Rifugio, ad indirizzo segreto, che ospita le donne con i loro figli che si stanno nascondendo dal marito o compagno violento, mentre la rete antiviolenza composta da forze dell’ordine, Ats e Asst, Regione, Comunità Montana, Comuni e associazioni, tesse attorno a loro una rete di protezione. Nella maggior parte dei casi è invece il marito a venire allontanato dall’abitazione e uno dei primi elementi a venire valutato, ad ogni richiesta di aiuto, è il livello di rischio e di pericolo che corre la donna insieme con i suoi figli. Il percorso di aiuto dura in media 10 mesi ma in alcuni casi è durato 48 mesi e si conclude sempre comunque quando la donna ha raggiunto la sicurezza, l’autonomia e la libertà. Prevede anche attraverso due appartamenti di secondo livello, protezione, sessioni psicologiche, aiuti legali, aiuti a trovare un lavoro e a costruire un futuro. Non è solo alle vittime che la Regione con le 27 reti antiviolenza lombarde, guarda con attenzione. Anche nei confronti degli uomini maltrattanti, e quindi dell’origine del problema, si sta cercando di intervenire attivando percorsi di recupero, di sensibilizzazione e prevenzione. L’obiettivo è agire sulla società, con il coinvolgimento delle scuole e del mondo dello sport, aiutare le vittime e andare alla radici del problema. Per fare questo è importante che le donne che ancora subiscono, rompano il silenzio perché si stima che il sommerso sia ancora troppo e che i casi emersi siano solo la punta dell’iceberg di un fenomeno molto più diffuso.

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