RIABILITANDO PARTENDO DAL TANGO
All'Ospedale di Esine la giornata dedicata al pubblico per una maggior conoscenza della Malattia di Parkinson è stata sottolineata da un incontro nella sala conferenze dell'Ospedale con specialisti che si occupano dell'argomento, in forma sempre più multidisciplinare, scalando insieme questa impervia montagna, da vie e percorsi differenti, per arrivare tutti alla stessa meta. L'appuntamento tra medici, pazienti e caregivers è stato animato dalla neurologa Marta Bianchi, dal fisioterapista Giovanni Bona, dalla psicologa e musicista Silvia Bontempi e da Stefano Sanzogni, chitarrista e docente. Dopo gli interventi scientifico-clinici, con numerosi esempi pratici di immediata attualizzazione, da parte della neurologa e del fisioterapista, la psicologa e violinista Silvia Bontempi ha trattato in modo originale e nuovo il tema della riabilitazione del paziente parkinsoniano con la proposta “Riabilitando partendo dal tango”. Sulla base pianistica vidoeregistrata, Silvia Bontempi ha suonato con il suo violino un tango malinconico e dolce, dove due coppie di ballerini non più in tenera età, si sono esibiti dimostrando come questo ballo sia frutto di dolcezza, fluidità, flessibilità, forza modulata e graduale, equilibrio a due dove nella coppia l'uno sostiene l'altro ed entrambi lo fanno quando viene il loro turno, capacità di conquistare e vivere lo spazio in sicurezza, senso del ritmo del corpo e del respiro, con posture eleganti e corrette. La proposta è stata immediatamente colta dai partecipanti che, numerosi, affollavano la sala riunioni dell'Ospedale di Esine. Perché il Parkinson è un ballo, sempre solitario e troppo spesso senza possibilità di coordinamento dei movimenti: ecco dunque il tango come indicatore di una via al riequilibrio dei movimenti e della riappropriazione del proprio corpo. Un tango riabilitatore, da ballare con tutti gli strumenti scientifici e sociali oggi a disposizione, con gli ultimi ritrovati della ricerca, con un approccio fluido e duttile alla scoperta della qualità di vita che può e deve essere recuperata. Non esiste dunque la via per la cura del Parkinson, hanno detto in coro tutti gli esperti della Asst della Valcamonica, peraltro in ottima compagnia con gli esperti di tutto il mondo; ma esiste un percorso dentro il quale cogliere le migliori opportunità per ogni singola persone che è affetta da questa malattia. Come il tango, anche il Parkinson ha bisogno di tanto studio e intelligente duttilità nel trovare la strada migliore, individuata per ogni paziente di volta in volta, per tornare a danzare con eleganza il tango della vita.
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