METODI MAFIOSI PER LA BANDA DI ANTEGNATE

Sono emersi particolari sconcertanti dopo gli arresti dei componenti della “banda di Antegnate”, portata a compimento dagli agenti della Squadra Mobile di Milano, al termine di un’indagine che si è concentrata tra il 2019 e il 2020. Come già abbiamo avuto modo di ricordare, nelle passate edizioni del nostro telegiornale, la presunta organizzazione criminale era operativa nei paesi della bassa bergamasca ed era guidata da albanesi ma in cui le donne italiane ricoprivano un ruolo importante. Le campagne di Antegnate, Fontanella, Isso, Barbata, Fara Olivana e Covo erano ideali per incontrare clienti e fornitori. Armi e soprattutto eroina veniva venduta a chili, pestaggi agli spacciatori non allineati e ancora mire espansionistiche in tutta Italia. Per la banda la Dda di Brescia ha contestato l’associazione a delinquere con l’aggravante del metodo mafioso. A finire in carcere 15 persone e 5 ai domiciliari, di questi 11 residenti nella Bassa bergamasca. Al vertice c’era il 42enne soprannominato Tani, residente a Fontanella, mentre il vice era un 45 anne di Treviglio. Tanto calato nel ruolo di capo il primo, autorevole e autoritario, pronto a rimarcare le condotte irresponsabili e a ordinare punizioni e testa calda il secondo. Il 2 novembre 2019 uno degli episodi più clamorosi. Respinto dai buttafuori della discoteca Charleston di Treviglio, il vice componente la banda torna con una mitraglietta e spara una raffica di 5 colpi sull’asfalto. Una scena ripresa dalle telecamere che mette nei guai il gruppo perché brucia una delle quattro auto modificate per nascondere la droga. Un danno per il capo che vuole allargarsi sempre a nuove zone, dopo essere divenuto un importante fornitore delle piazze di spaccio di Pioltello, ma con mire al Centro Italia. La banda era presente anche a Bolzano. Il gruppo, secondo l’indagine, era perfettamente organizzato: si era dotato di cellulari speciali non intercettabili e aveva creato un covo per occultare la droga a Fara Olivana, poi una raffineria a Fontanella e un deposito in centro a Treviglio. Ad Antegnate aveva anche una rete di spacciatori al minuto che riforniva quotidianamente. A fare il giro ci pensavano un 41 anni, di Isso, e la fidanzata 34 enne, di Romano. Quando lui prese l’influenza era lei a fare da tutor al sostituto del compagno. Un ruolo fiduciario acquisì anche la 54enne, di Antegnate, ora ai domiciliari, che occultò nel ristorante di famiglia a Isso un’arma da fuoco mentre a un 37enne di Romano furono affidati i proiettili. Il 27 febbraio 2020 il “clan” subisce il primo duro colpo. La polizia smantella la raffineria di Fontanella, sequestra 10 chili di eroina e arresta due componenti. La banda si assesta e cerca un avvocato che possa aiutarli oltre il lecito facendo entrare droga e telefoni cellulari in carcere a Bergamo. Per questo il legale finirà arrestato. Intanto il vice capo della banda continuava a mandare avanti gli affari , mentre il 20 maggio 2020 a un affiliato, vengono trovati 90 chili di sostanze per il taglio di droga.

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