PREVISTI RINCARI NELLE RSA BERGAMASCHE
I rincari potrebbero lasciare il segno anche tra le mura delle case di riposo orobiche. A fronte di quella che si rivelerebbe una situazione esplosiva, ecco l’appello lanciato dalla segretaria generale provinciale Augusta Passera dello Spi-Cgil di Bergamo che si interroga su come le famiglie già colpite dal salasso di bollette e generi alimentari possano sostenere gli aumenti annunciati dalle rette delle RSA in via di aumento. Oggi ricoverare un anziano in una Rsa costa alle famiglie mediamente 2.000 euro al mese. Secondo lo Spi-Cgil di Bergamo, la pensione del ricoverato molto spesso non basta e la mancanza di una legge sulla non autosufficienza che garantisca i livelli essenziali delle prestazioni e l’assoluta inadeguatezza dei servizi domiciliari assistenziali lombardi metta le famiglie “con le spalle al muro”. La segretaria sottolinea come dall’inizio della pandemia, nonostante le risorse economiche stanziate per il settore, le rette abbiano già subìto aumenti nell’ordine dei 90-100 euro al mese, dovuti ai costi di sanificazione. Con ulteriori, possibili aumenti previsti nel breve che potrebbero arrivare fino a 10-12 euro al giorno. Davanti a tale scenario il sindaco chiede con urgenza una riforma che metta l’anziano al centro del rinnovo delle Rsa affinché siano luoghi in cui vivere serenamente la vecchiaia e che venga garantita una buona qualità assistenziale adeguando i minutaggi di assistenza in funzione della reale complessità di cura degli ospiti. Tra le richieste anche che la Regione copra almeno la quota sanitaria che rappresenta oltre il 50% delle rette e che la quota a carico delle famiglie sia basata su criteri di sostenibilità. A tal riguardo la segretaria ricorda come lo scorso anno siano state raccolte 27mila firme a favore della richiesta di riforma, di cui 3000 nella provincia orobica.
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