INCHIESTA COVID, ASSENTE LA CHIUSURA DELL’OSPEDALE DI ALZANO
Sul tema di cui tanto si è dibattuto, ovvero se chiudere o tenere aperto nella giornata di domenica 23 febbraio 2020, il pronto soccorso dell’ospedale Pesenti Fenaroli di Alzano Lombardo, non vi è traccia nelle 35 pagine di chiusura delle indagini sullo scoppio della pandemia a Bergamo. La chiusura e successiva riapertura divenne motivo di contesa, anche feroce nel rimpallo di competenze, su giornali e in trasmissioni tv. Ma nelle indagini non c’è traccia. Indagando il pool di pm ha scoperto che non era l’origine di tutti i contagi il terra Bergamasca, ma che esistevano altri focolai e che, soprattutto, all’interno della struttura ospedaliera seriana c’era già un centinaio di infetti quando si scoprì il primo paziente positivo, come stabilisce la consulenza che il microbiologo Andrea Crisanti ha compiuto per la Procura. Quindi nessuna epidemia verso l’esterno, anche se rimangono le contestazioni per i morti e i contagiati che si ammalarono di Covid all’interno dell’ospedale. Sono tre gli indagati per questo filone: Francesco Locati e Roberto Cosentina, rispettivamente direttore generale ed ex direttore sanitario dell’Asst Bergamo Est, da cui dipende la struttura di Alzano; e Giuseppe Marzulli, all’epoca direttore medico del Presidio 2, che comprende gli ospedali di Alzano e Gazzaniga e come tale responsabile della gestione delle emergenze sanitarie.“Per risolvere il problema dell’ospedale di Alzano, ha riferito all’Ansa il virologo Andrea Crisanti, autore della maxi consulenza ai pm di Bergamo, abbiamo usato le metodologie che vengono usate per i disastri aerei, per scandagliare in maniera minuziosa ogni possibile relazione causale”.
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