MAXI FRODI FISCALI, GUARDIA DI FINANZA ALL'OPERA

76 milioni di IVA evasa e 1 milione di Ires non versato. Tre imprenditori nei guai. Garantivano prezzi dei carburanti concorrenziali tramite uno schema preordinato di cessione ed acquisti tra diverse imprese in Italia e all'estero e grazie alla creazione di attività "cartiere" (cioé quelle che emettono fatture false) non versavano l'IVA. I finanzieri del Comando Provinciale di Udine hanno portato a termine una vasta indagine diretta dalla Procura della Repubblica di Milano, che ha sgominato un'organizzazione criminale che frodava il fisco commercializzando prodotti petroliferi provenienti da Paesi dell'Europa orientale. Avrebbe emesso fatture false per oltre 240 milioni di euro. Alla conclusione delle indagini in gran parte sviluppate all'esterno le fiamme gialle hanno dato esecuzione a tre ordinanze di custodia cautelare per gli amministratori di diverse società con sede a Milano e Caserta. Sono accusati di bancarotta fraudolenta ed associazione a delinquere. Le perquisizioni eseguite hanno permesso di sequestrare 80 mila euro in contanti. L'indagine denominata «CALIPSEE OIL» è scaturita dai controlli su strada eseguiti dalla guardia di finanza di Udine al confine italo-austriaco di Tarvisio su alcune autocisterne di gasolio. Gli ulteriori accertamenti hanno scoperchiato una frode carosello (operazioni per evadere l'IVA grazie a società fittizie note come società cartiere) che permetteva anche di offrire ai clienti, prezzi dei carburanti concorenziali. I finanzieri del Nucleo di Udine, tramite complesse indagini all'estero, hanno inoltre ricostruito un vasto fenomeno di riciclaggio e autoriciclaggio internazionale degli profitti dell'evasione fiscale, di circa 23 milioni di euro, tramite imprese maltesi e società off-shore, nonché per l'altra parte con il ricorso a organizzazioni cinesi operanti in Italia. Quest'ultimo modus operandi veniva attuato attraverso sistematici bonifici verso la Cina e Hong Kong, giustificati da inesistenti operazioni commerciali di acquisto di beni e servizi da imprese locali. La simulazione è risultata evidente quando è stato possibile accertare che le fatture in apparenza emesse dalle società asiatiche, in realtà erano spesso autoprodotte dagli stessi imprenditori italiani. Dopo il trasferimento di fondi all'estero, gli stessi autori della frode all'IVA si rivolgevano a persone di nazionalità cinese operanti a Milano, Roma e Catania da cui ottenevano il controvalore in denaro contante dei bonifici indirizzati verso la Cina. Il contesto criminale è stato ricostruito attraverso articolate indagini che hanno impegnato le Fiamme Gialle di Udine per oltre due anni per individuare i patrimoni illecitamente accumulati, per procedere al successivo sequestro proposto per un ammontare complessivo di circa 100 milioni di euro. Due degli arrestati sono risultati coinvolti anche in una nuova e più recente attività illecita caratterizzata, analogamente alla precedente, da un'imponente frode a carosello comessa fra il 2017 e il 2021 nel settore dei pannelli fotovoltaici importati dalla Cina e successivamente commercializzati in Italia. La frode è stata realizzata da 6 società operanti tra Milano e Brescia, che hanno poi riciclato i relativi proventi ricorrendo, anche in questo caso, ad organizzazioni cinesi presenti nel territorio nazionale. La nuova indagine, denominata «SOL LEVANTE», è tuttora in corso.

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