RICICLAVANO NERO TRAMITE BANCA ABUSIVA

Nove perquisizioni anche a Brescia nell'ambito di un'operazione della Guardia di Finanza di Vicenza che ha smascherato un sistema di riciclaggio di denaro proveniente da frodi fiscali tramite una banca abusiva cinese. Alle prime luci dell'alba sono scattate le esecuzioni delle custodie cautelari in carcere e ai domiciliari per 13 persone e il sequestro di un milione e mezzo di euro. Al lavoro militari dei comandi di Vicenza, Brescia, Padova, Verona con un'unità cinofile cash dog e un elicottero della sezione aerea di Venezia. L’operazione è l’epilogo di complesse indagini svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Vicenza e hanno disarticolato un’associazione per delinquere operante tra Vicenza, Padova, Verona, Brescia, Mantova, Milano, Prato, Chieti e Roma, con collegamenti in Germania, Slovenia e Cina. La banda era composta da 16 persone (3 vicentini, 9 bresciani, 2 cingalesi e 2 cinesi). L’indagine è partita dopo che la fiamme gialle hanno intercettato un 51enne vicentino sospettato di trasportare contanti da e verso l'estero. Ne hanno monitorato i movimenti, intercettato le chiamate, hanno svolto indagini bancarie e sono arrivate a ricostruire l'intera filiera. Il 51enne era il capo dell'organizzazione insieme a due coniugi di Gussago e altri 11 complici attivi nel trasporto del denaro. Secondo le ricostruzioni degli investigatori, i contanti trasportati dall’estero verso l’Italia e viceversa in appena un anno e mezzo, attraverso ammontano a circa 110 milioni di euro provenienti da frodi fiscali realizzate da società dedite prevalentemente al commercio di materiali ferrosi. Attraverso due società “cartiere” con sede ra Brescia e a Roma, venivano emesse fatture false per documentare il nero effettuato da 25 società clienti con sedi nelle province di Vicenza, Verona, Rovigo, Brescia, Mantova, Bolzano, Alessandria, Roma, Milano e Torino. I clienti saldavano le fatture false attraverso bonifici ai “fornitori/cartiere”, i quali a loro volta bonificavano il denaro ricevuto a favore di società estere, veri e propri punti nodali dell’attività di riciclaggio, ovvero una società di Honk Kong e una società belga. Il denaro inviato all’estero veniva successivamente riportato ai clienti italiani – al netto delle commissioni medie spettanti all’organizzazione – attraverso l’utilizzo di uno “sportello bancario abusivo” della cosiddetta “China underground bank” ovvero di quello che viene ritenuto un vero e proprio “circuito bancario informale e segreto” con numerose “filiali” sparse sul territorio nazionale. I contatti con l’intermediario cinese venivano tenuti esclusivamente dai vertici dell’organizzazione, il 51enne arzignanese e i due coniugi di Gussago (BS), anche attraverso le chat criptate. I 16 membri del sodalizio criminoso, 13 dei quali arrestati in queste ore, dovranno rispondere di ben 556 episodi di riciclaggio e autoriciclaggio di denaro, per un totale di circa 110.000.000,00 euro movimentati dall’organizzazione nel periodo novembre 2020-giugno 2022. Tre indagati bresciani, un 50enne, un 55enne e un 65enne, dovranno anche rispondere, quali amministratori di fatto o di diritto delle due società “cartiere”, del reato di emissione di fatture false.

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