ASSOLUZIONE IN APPELLO PER L'OMICIDIO BORIN
Diva Borin, l'86enne trovata uccisa nella sua casa di via Ballini a Urago Mella sabato 2 marzo attorno alle 13.30 da Salvatore Spina, che aiutava l'anziana, non ha ancora giustizia. Il secondo grado di giudizio, infatti, presso la Corte d'Assise d'Appello di Brescia alla quale era ricorso Salvatore Spina, accusato di averla strangolata con un foulard e quindi di aver spostato il corpo della donna su un divano per depistare le indagini, lo ha assolto ancora una volta, seppur con formula dubitativa. In primo grado, infatti, il processo si era svolto con rito abbreviato e Spina era stato assolto con formula piena, nonostante la Procura avesse chiesto 14 anni, dopo aver rinunciato all'accusa di premeditazione. Il Pubblico Ministero Antonio Bassolino si era appellato contro la sentenza di assoluzione piena, ritenendo che Spina abbia ucciso l'anziana per evitare che cambiasse nuovamente idea sul testamento, diseredandolo per la terza volta in pochi anni. Spina l'avrebbe uccisa per mettere le mani sull’eredità che la donna gli aveva già formalmente promesso: 60mila euro e metà dell’appartamento di Urago Mella dove l’anziana viveva e dove è stata trovata senza vita. Dall'inizio 2019 Iva Borin aveva assunto una badante: Spina temeva che l'anziana potesse cambiare il testamento in suo favore, secondo le accuse del Pm, che lo aveva accusato anche di frode processuale per aver spostato il corpo della donna su un divano, subito dopo averla uccisa, mettendole attorno al collo il foulard con il quale l'aveva strangolata, facendo credere ad una morte per soffocamento. Spina ha sempre allontanato le accuse e si è sempre detto estraneo agli addebiti. A oggi, dunque, secondo la Giustizia, non c'è ancora il nome dell'assassino della donna.
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