Dal Gleno a Corna per non dimenticare

Era il primo dicembre del 1923. Dopo giorno di pioggia la diga del Gleno, mal costruita, cedette e 6 milioni di metri cubi di acqua portarono con loro morte e distruzione. Dopo aver spazzato via interi paesi in Valle di Scalve, la furia dell'acqua raggiunse Corna di Darfo e seminò altra morte. Tutto si compì in una ventina di minuti, fra le 7.15 e le 7.35. Quello che il Gleno lasciò dietro di sé fu morte e distruzione. La più grande tragedia che colpì la Valle Camonica e la Valle di Scalve. E seppur siano passati più di cento anni, le comunità scalvine e camune non dimenticano. Per ricordare il centenario, lo scorso anno, era nato un comitato che ha promosso una serie di iniziative. Anche quest'anno sono stati tanti i momenti per ricordare la tragedia del Gleno. Questa domenica, nel giorno del crollo, mentre a Corna suonavano le campane, venivano letti i nomi della vittime ricordati in una lapide affissa sulla chiesetta del Sacro Cuore che, indenne dopo il passaggio della furia dell'acqua, accolse i corpi raccolti dal fango – alcuni non si trovarono più – da Bueggio partiva la staffetta della memoria, una fiaccolata passata di mano al Dezzo e poi ad Angolo ed arrivata Corna poco prima delle 11. Questo disastro ha lasciato il segno. Ed è per questo che la chiesetta del Sacro Cuore di Corna, acquisita dall'amministrazione comunale diventerà il luogo della memoria. La memoria però non deve essere fine a se stessa ed ecco perché la giornata di commemorazione deve anche guardare al futuro. Come detto sono stati tanti i momenti di questo ricordo. La fiaccola giunta oggi a Corna è stata accesa sotto i resti della diga la scorsa settimana, si sono tenuti incontri nelle scuole, recital e spettacoli. E' stato presentato il libro che raccoglie le testimonianze dirette dei sopravvissuti. A Corna le celebrazioni si sono concluse con la messa nella chiesa parrocchiale.

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