IL REFERENDUM DEI PICCOLI COMUNI

Mentre l’autonomia della Lombardia è un’invenzione di questo secolo, l’autonomia della Valle di Scalve è una realtà culturale vecchia di mille anni. Il 99,44 di «sì» registrato a Colere, piazza il piccolo centro al primo posto a livello regionale per quanto riguarda la percentuale di voti positivi al referendum per l’autonomia della Lombardia, il sindaco Benedetto Maria Bonomo non si scompone più di tanto. Gli antichi statuti della Valle di Scalve - spiega orgoglioso - fanno riferimento da sempre all’autonomia di questa zona del territorio: autonomia civile, culturale e addirittura anche criminale. Qui si è sempre potuto fare le leggi che si volevano e anche io stesso, che sono un patriota convinto, rimango affascinato da questa situazione. Ecco perché non mi stupisce affatto ora che a questo referendum, su 538 votanti, i “sì” siano stati 535 e i “no” soltanto 3, con nessuna scheda bianca. Qui a Colere comunque amiamo l’Italia e tutte le principali manifestazioni patriote sono sentite e partecipate: semplicemente è una delle caratteristiche peculiari di un territorio italiano, come possono essercene altre altrove. Del resto l’Italia stessa è il Paese dei mille Comuni». Con una percentuale pari al 66,67% è invece il piccolo Comune di Valgoglio, in alta Valle Seriana, ad aggiudicarsi il record provinciale di votanti alla consultazione referendaria di domenica, con 20 punti percentuali di scarto sulla media della bergamasca (assestata al 47,37%). 342 i cittadini del paesino montano che si sono recati alle urne: per la stragrande maggioranza, pari al 98,54%, la scelta è ricaduta sul sì; solo 3 i voti contrari e 2 le schede bianche. Una presa di posizione chiara e decisa quella che giunge da Valgoglio, sostenuta a gran voce anche dal primo cittadino, Eli Pedretti. «Sono estremamente soddisfatto – commenta il sindaco– ma i dati sull’affluenza non mi sorprendono. Che si tratti di elezioni politiche, amministrative o di un referendum i miei concittadini hanno sempre dimostrato grande dedizione al loro dovere civico». Tra le motivazioni più forti che hanno spinto i cittadini a sostenere la causa referendaria, le maggiori risorse che potrebbero essere destinate ai piccoli Comuni di montagna.

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