BUFERA IN CARCERE A BERGAMO
Un blitz quello di martedì mattina nel carcere di via Gleno a Bergamo che potrebbe diventare un nuovo diluvio giudiziario. Banconote per migliaia di euro, 2 etti e mezzo tra marijuana e hashish, una decina di flaconi di un olio contenente il principio attivo dell’oppio, una collezione di Rolex e Bulova che profuma d’oro ma di cui è al vaglio l’autenticità, una collezione di carte postepay e «collezioni» di bottiglie di whisky di marca, alcune più vecchie e più care del mitico champagne Dom Perignon del ’53. A corollario documenti bancari di misteriosi conti all’estero. Questo quanto emerso dalle perquisizioni a domicilio, nelle auto, nei locali del carcere e in due studi professionali effettuate martedì mattina dai carabinieri di Bergamo, dalla Guardia di Finanza, dalla Polizia giudiziaria della Procura, con la scrupolosa collaborazione di una quarantina di agenti della stessa Polizia penitenziaria di Bergamo e di Opera, su ordine del pm Emanuele Marchisio. Nel mirino degli investigatori l’abitazione di quindici persone indagate a piede libero per corruzione, abuso d’ufficio e spaccio di stupefacenti e il carcere, di nuovo al centro dell’attenzione degli inquirenti dopo l’inchiesta sulla presunta mala gestione dell’ex direttore, Antonino Porcino, tuttora in corso. Il blitz di martedì è infatti la messa in pratica di una costola d’inchiesta che gira attorno a un’ipotesi: gli 11 agenti indagati avrebbero ricevuto soldi e altre «utilità» per fare entrare in carcere oggetti (cellulari) e droga per i detenuti, chiudendo un occhio, forse due, anche sui controlli da effettuare sul corriere dell’azienda di catering che da anni fornisce i pasti dei detenuti. L’azienda sarebbe del tutto estranea alla vicenda, ma non tre dei suoi dipendenti, che avrebbero introdotto in carcere i cellulari e la droga, complici gli omessi controlli degli agenti della penitenziaria coinvolti nell’inchiesta. E poi c’è il medico che avrebbe firmato i certificati agli agenti, sottoposto a perquisizione in due studi professionali. La nuova inchiesta, nasce dall’attività investigativa sulla vicenda Porcino.
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