INCHIESTA CARCERE: EMERGONO NUOVI PARTICOLARI

Spuntano nuovi particolari relativi all'inchiesta sul carcere di Bergamo. Dalle perquisizioni risultano anche gioielli nascosti in auto e i proiettili da guerra trovati in casa, altre al denaro contante, droga, carte postepay, orologi di lusso, flaconi all’oppio, conti esteri e carte sim. Il blitz in carcere, ricordiamo, è stato eseguito dai carabinieri di Bergamo, dalla Guardia di finanza di Bergamo e Treviglio, dagli agenti della polizia giudiziaria della Procura e da quelli della polizia penitenziaria di Bergamo e Opera, su decreto di sequestro firmato dal pm Emanuele Marchisio a carico di 15 indagati tra agenti di polizia penitenziaria, dipendenti di una società di catering e un medico del carcere Un blitz a domicilio, nei locali di via Gleno, nelle auto e in due studi professionali che nasce dalla necessità degli inquirenti di verificare testimonianze, dichiarazioni, voci su un presunto illecito commercio in carcere: dentro entrerebbero cellulari e droga destinati ai detenuti; fuori uscirebbero denaro e altre «utilità» destinati agli agenti della penitenziaria compiacenti. Undici secondini di lungo corso, quasi tutti ultraquarantenni, accusati di corruzione, abuso d’ufficio e traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti (più di 2 etti e mezzo tra marijuana e hashish), in concorso (per lo spaccio) con tre dipendenti della ditta di catering che rifornisce il penitenziario e con un medico del carcere per abuso d’ufficio e falsi certificati. Gli agenti, i dipendenti della società di catering e il medico sono indagati a piede libero e per ora il nesso tra l’anomala «miniera d’oro» emersa dalle perquisizioni e l’origine illecita del bottino è un’ipotesi investigativa in divenire, ma all’elenco delle ipotesi di reato se ne è aggiunta un’altra: la ricettazione. È l’accusa che gli inquirenti contestano a uno degli indagati dopo la scoperta di gioielli nascosti nella gomma di scorta di un’auto privata. Catenine e braccialetti d’oro, monili di valore per un paio di migliaia di euro e oggetti apparentemente di bigiotteria, tutti ritrovati senza targhetta identificativa. Perché nascosti lì, a che titolo? Merce di scambio, parte di refurtiva? I proiettili Parabellum Non è l’unica anomalia emersa dalle perquisizioni. A casa di uno degli agenti gli investigatori hanno ritrovato 7 proiettili calibro 9x19 Parabellum a cui si aggiungono altre munizioni calibro 9x21 rinvenuti nell’abitazione di un altro agente. Complessivamente una dozzina di proiettili in più rispetto alla dotazione di servizio e non denunciata ai carabinieri. Un elemento inquietante soprattutto se riferito alle munizioni calibro 9x19 Parabellum considerate, nella fattispecie, munizioni da guerra. Perché l’agente ne era in possesso, a quale titolo, con quale motivazione? Sono alcuni degli interrogativi a cui gli inquirenti intendono dare risposta.

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