Maxi operazione contro l’Ndrangheta nel bresciano

Il blitz è scattato questo giovedì mattina: polizia e guardia di finanza si sono presentati presso l’abitazione di 24 persone residenti nelle province di Brescia, Milano, Reggio Calabria, Como, Lecco, Varese, Viterbo e in Spagna, con un’ordinanza di custodia cautelare emessa dopo tre anni di indagini dal Gip del Tribunale di Brescia. Nello stesso tempo i carabinieri si sono presentati alla porta di altri 8 indagati. L’accusa per tutti è di fare parte a vario titolo di un’associazione per delinquere di stampo mafioso, di matrice ‘ndranghetista, che si occupava di detenzione illegale di armi, riciclaggio, usura e ricettazione, aggravati dal metodo mafioso, oltre allo spaccio di sostanze stupefacenti. L’indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Brescia è partita nel settembre del 2020 quando nel territorio bresciano sarebbe entrata in azione, con azioni di stampo mafioso, un’associazione per delinquere di matrice ‘ndranghetista, originaria di Sant’Eufemia d’Aspromonte e legata da rapporti federativi alla cosca “Alvaro”. Nel territorio bresciano avrebbe intessuto anche legami con altri gruppi criminali sempre di matrice ‘ndranghetista presenti nell’hinterland e avrebbe instaurato un legame con un soggetto con esposizione pubblica, attivo nella comunità bresciana, sostenendolo dal punto di vista elettorale con la promessa di vantaggi economici illeciti. Un clan che si sarebbe addentrato nella politica quindi, ma anche nelle carceri riusciendo a veicolare messaggi ai detenuti avvalendosi del sostegno di persone fidate e insospettabili come quello di una suora e nell’economia locale approdando a reati di natura economico-finanziaria. Gli associati avrebbero infatti costituito una serie di imprese “cartiere” e “filtro”, operanti nel settore del commercio di rottami che avrebbero emesso nei confronti di imprenditori compiacenti fatture per operazioni inesistenti per un imponibile complessivo di circa 12 milioni di euro, così da consentire loro di beneficiare dell’abbattimento del reddito e di riciclare il denaro. A carico dei soggetti indagati sono stati emessi provvedimenti di sequestro di beni per oltre 1.800.000 euro. Dalle indagini è emerso anche un importante traffico di droga in cui avrebbe giocato un ruolo importante un carrozziere bresciano legato alla famiglia Tripodi che avrebbe preparato veicoli speciali per il trasporto di droga. L’inchiesta, coordinata dai pm Francesco Carlo Milanesi e Teodoro Catananti, non finisce qui: circa 300 tra poliziotti, finanzieri e carabinieri, stanno perquisendo con le unità cinofile per la ricerca di armi e droga e contanti, altre abitazioni anche nelle province di Bergamo, Verona e Treviso.

Commenti

Nessun commento è stato ancora pubblicato.
Condividi la tua opinione qui sotto!

Lascia un commento

* Tutti i campi contrassegnati sono obbligatori