CONTINUA LA POLEMICA SULL'"ECOMOSTRO"
7 mila e 600 metri quadrati di superficie, 150 mila metri cubi di volumetria e un'altezza sul lato est di 24 metri. Sono i dati del nuovo capannone che la Cominparfum di Niardo sta realizzando ad Ono San Pietro, quello per intenderci al centro delle polemiche di queste settimane. Mentre la Pro Loco di Capo di Ponte continua con la raccolta firme contro quello che è stato definito un ecomostro, Legambiente ed Italia Nostra – nonostante le difficoltà frapposte sia dalla proprietà che dal comune, dicono – hanno avuto accesso agli atti e, aldilà dei numeri che non fanno altro che confermare la percezione visiva dell'imponenza dell'opera, sono emersi altri dati che secondo le due associazioni sono preoccupanti: "Abbiamo potuto appurare – spiegano Livio Pelamatti e Anna Maria Basché - che per il calcolo dell’altezza del Capannone non è stata correttamente applicata la normativa di PGT sulle altezze ammissibili dei fabbricati produttivi che fissa in 10 metri l’altezza massima “calcolata” degli edifici (come media sull’intero perimetro). Nel progetto – dicono le associazioni che hanno valutato i progetti con la consulenza di tecnici - per incrementare l’altezza consentita, non sono state considerate tutte le facciate di ogni prospetto, ma solo la porzione lungo il perimetro e non facendo riferimento alla quota stradale, tralasciando le porzioni di facciata che non coincidono con il perimetro esterno del manufatto ". Insomma ci sarebbero parecchie anomalie, tanto è vero che le associazioni hanno chiesto all'amministrazione comunale di fermare i lavori in attesa delle necessarie verifiche. Legambiente e Italia Nostra si riservano di verificare i termini per azioni legali. Le due associazioni accuserebbero anche l'amministrazione comunale di non aver messo in campo per la realizzazione di un’infrastruttura così invasiva e complessa un procedimento amministrativo (SUAP) che consentisse l’intervento di più enti "si sarebbero così evitate – dicono – le forzature normative che abbiamo riscontrato". Legambiente ed Italia Nostra segnalano inoltre che le opere di urbanizzazione realizzate dalla proprietà a totale scomputo degli oneri dovuti al Comune, sarebbero praticamente tutte a servizio esclusivo del comparto Cominparfum, dato che si tratta di parcheggi, spazi di manovra, marciapiede e ritagli di aree verdi, immediatamente confinanti con l’area del capannone. Ci chiediamo ancora una volta quale contropartita trarrà la comunità da questo incalcolabile scempio ambientale, così come se lo dovrebbero chiedere gli enti sovra comunali della Valle che al momento non si sono espressi sulla vicenda, concludono da Legambiente ed Italia Nostra. Dal canto suo la sindaca di Ono San Pietro – che in questi giorni sta gestendo l'emergenza provocata dai danni del maltempo – non si capacita del can can che sta provocando la costruzione del capannone. "Ho rilasciato un permesso di costruzione – ci dice decisa al telefono – nel pieno rispetto delle norme dettate dal PGT. Sono stanca di sentire stupidaggini in merito e sono stanca di rispondere che ho fatto tutto nel rispetto delle regole. Se le associazioni ritengono di avere ragione che facciano ricorso al TAR, del resto anche io sto valutando le mie azioni".
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