NUOVA VITA PER I BENI CONFISCATI

Due villette a schiera a Sellero sui cui resta poco chiara l'assegnazione, sequestrate ad un bresciano implicato in una vicenda di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina; Casa Luce a Breno – un immobile completamente da sistemare -, un appartamento a Campolaro, utilizzato come magazzino comunale, una casa bifamiliare a Gianico da poco assegnata al comune e sequestrata addirittura nell'ambito dell'inchiesta sulla trattativa stato-mafia. Beni confiscati a mafie e criminalità organizzata anche in Valle Camonica. Del resto la provincia di Brescia, con 113 beni confiscati è al secondo posto in Lombardia, dietro solo a Milano e la Lombardia è la quinta regione – dopo Sicilia, Calabria, Campania e Puglia – per beni confiscati in Italia. Il Pirellone, proprio in questi giorni, ha approvato i criteri per l'erogazione di contributi finalizzati al recupero e all'utilizzo sociale di questi beni. La cosa riguarda sia gli enti pubblici che i privati. Il contributo regionale è finalizzato ad interventi di manutenzione, restauro e risanamento conservativo, di ristrutturazione edilizia dei beni. Il contributo massimo è di 150 mila euro e per i soli comuni fino a 5 mila abitanti potrà coprire il 90% delle spese. Intanto il consiglio regionale ha approvato la creazione di una task force che possa contribuire alla definizione di progettualità tematiche sul riutilizzo sociale dei beni confiscati e “possa impostare il lavoro di networking a livello nazionale ed europeo per condurre partenariati a presentare proposte progettuali alle prossime call comunitarie”. Del resto in Regione Lombardia i dati sui beni confiscati sono molto significativi: a oggi, secondo l'Anbsc (Agenzia Nazionale per l'amministrazione e la gestione dei beni sequestrati sono mille 839 i beni sequestrati dati in gestione e mille 146 quelli destinati. Nel 2018 sono stati destinati 59 immobili e un'azienda. Sono stati dati in gestione 499 appartamenti, 49 ville, 106 abitazioni indipendenti.

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