FATTURE FALSE PER 500 MLN DI EURO

Commercialisti complici degli imprenditori per evadere il fisco. E' ciò che emerge dall'inchiesta della Procura di Brescia che ha portato in carcere questo martedì 17 persone mentre altre 5 sono ai domiciliari e due sono in attesa di essere arrestata all'estero. Gli arrestati provengono dalle provincia di Brescia, Bergamo, Milano e Roma e sarebbero al centro di un giro di fatture false scoperto dalla guardia di finanza di Brescia per circa 500 mln di euro che avrebbe fruttato un guadagno di circa 80 mln di euro evasi al fisco. Un centinaio in tutto le persone indagate tra Brescia, Bergamo, Milano, Mantova, Perugia, Lodi. Coinvolti anche professionisti che operavano per gli imprenditori. L'operazione denominata “Evasione Continua” si è svolta con il supporto del Servizio Centrale Investigativo Criminalità Organizzata di Roma (SCICO) e si è concentrata su uno studio commercialista bresciano definito dal Procuratore di Brescia Francesco Prete “un vero e proprio laboratorio dell'evasione fiscale”. Il sodalizio operava attraverso centinaia di società di comodo sia nazionali che estere e prestanomi e produceva fatture per operazioni inesistenti, poi contattava gli imprenditori per proporre i propri servizi e sviava i controlli della guarda di finanza pagando dei faccendieri conosciuti tramite terzi per avere informazioni sulle indagini in corso. Questi tentativi, insieme alle intimidazioni, non sono serviti però a sviare le indagini. I denaro frutto dell'evasione fiscale veniva ripulito immettendolo nel mercato e trasformandolo in “potere d’acquisto” apparentemente lecito da reinvestire in nuove attività economiche. Il denaro contato veniva portato all'estero, in Slovenia, Croazia e Ungheria, in auto. Sequestrati, grazie ad operazioni internazionali di polizia, contati per oltre 2 mln di euro. Un ruolo di primo piano lo avrebbe svolto un professionista ungherese che aveva il compito di occultare il denaro aprendo e gestendo conti correnti per conto dei promotori del sodalizio. Il gruppo avrebbe tentato anche di aprire conti allo Ior, ma i tentativi sono stati individuati  grazie alla collaborazione con la Polizia vaticana. Uno degli indagati sarebbe un monsignore che avrebbe favorito il tentativo di aprire un conto allo Ior dove depositare soldi frutto dell'evasione. Le accuse per le persone arrestate vanno dall'associazione a delinquere, aggravata dalla transnazionalità, finalizzata alla frode fiscale, fino al riciclaggio.

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