6 MILA POSTI IN MENO A BERGAMO

L'Osservatorio del territorio e del lavoro - Settore Sviluppo della Provincia di Bergamo ha pubblicato i dati delle comunicazioni di assunzione e cessazione dei rapporti di lavoro aggiornati al mese di aprile, per la cui elaborazione si ringrazia il dott. Paolo Longoni. Nei primi due mesi, marzo e aprile, dell’emergenza Covid-19 si può stimare una perdita di oltre 6mila posizioni di lavoro dipendente in provincia di Bergamo, dovuta al crollo delle nuove assunzioni e al mancato rinnovo dei contratti temporanei. La più colpita finora è la componente precaria dell’occupazione, in particolare tra le professioni del commercio e dei servizi. Più colpite le donne, i giovani e gli stranieri. Nel mese di aprile 2020 le assunzioni sono state 3.707, il 68,7% in meno rispetto ad aprile 2019, il valore più basso dell’intera serie storica (disponibile dal 2009) e le cessazioni 7.339 in calo tendenziale del 28,7%. Ne risulta un saldo negativo mensile di -3.632 posizioni lavorative (contro il +1.556 di aprile 2019), in ulteriore peggioramento sul risultato già negativo (-2.743) di marzo 2020. La contrazione delle posizioni di lavoro dipendente è dovuta al crollo delle nuove assunzioni e alle mancate trasformazioni dei contratti temporanei, stagionali o in prova; colpisce quindi la fascia più mobile e precaria dell’occupazione, mentre il blocco dei licenziamenti e il massiccio ricorso alla Cassa Integrazione stanno in questa fase tutelando i posti di lavoro “standard”, in genere a tempo indeterminato. Il crollo delle assunzioni e il saldo negativo dei movimenti riguardano tutti i settori economici con l’eccezione dell’agricoltura, che impiega tuttavia un numero ridotto di lavoratori dipendenti. Lo spaccato per professione, in molti casi riconducibile al settore economico, conferma il crollo degli avviamenti nella ristorazione (-84,3% sul bimestre del 2019), in diverse professioni del commercio e dei servizi (risultano azzerate per il personale non qualificato nei servizi ricreativi e culturali), tra gli impiegati generici ma anche nei profili più specialistici dell’industria e delle costruzioni. Anche in ragione della specifica concentrazione settoriale e contrattuale delle lavoratrici donne, la componente femminile registra un calo più accentuato di quella maschile nelle nuove assunzioni (-51,2% contro -48,9%) e una minore riduzione delle cessazioni (-9,6% contro -18,4%).

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