RITORNO IN APNEA

Il dramma della pandemia in bergamasca raccontato nel delicato film di Anna Maria Selini dal titolo “Ritorno in apnea”, il cui montaggio è stato affidato ad Alberto Valtellina, proiettato nel finesettimana al Festival dei Diritti Umani di Lugano. “Sono arrivata da Roma, racconta Anna Maria Selini giornalista e regista bergamasca, tornata in terra orobica, nei mesi più duri, per documentare quanto stesse accadendo. Sono passata dai romani che fremevano, con la scusa della spesa o del cane, per scappare nella mia terra di origine, dove la gente era terrorizzata tanto da non considerare più l’idea di uscire di casa. Una volta raggiunta Bergamo alla mia richiesta di un’intervista, veniva dato per scontato l'utilizzo di Skype, soluzione che riservavo ai soli ospedalizzati. Faticavo, non avendo vissuto direttamente quanto accaduto, a comprendere la scelta”. Volti e racconti di ‘Ritorno in apnea’ sono quelli dei professionisti in prima linea nell’emergenza bergamasca, spesso con una mascherina medica da usare all'infinito, dei sopravvissuti alle corsie d’ospedale, ma anche quelli degli amici con gli occhi lucidi nel commemorare i propri famigliari, padri, madri, nonni, nonne, parenti, amici che il virus non ha risparmiato. “È stato come se mi avessero cambiato il mondo senza prima farmi avere le istruzioni, spiega Selini. Sono saltati i miei punti di riferimento fisici, spaziali”. Per tre mesi Anna ha percorso in lungo e largo la bergamasca, in particolare la Valle Seriana, epicentro del contagio. “Vidi quelle immagini, le immagini dei camion militari con le bare che lasciano Bergamo la notte del 18 marzo scorso e dissi basta, piansi e non mi vergogno a dirlo. Nessuno mi avrebbe potuto fermare”.

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