SENZA SCI LE VALLI MUOIONO

Dalla mattina alla sera, dopo settimane spese a prepararsi alla riapertura, questo 15 febbraio anche le stazioni sciistiche della bergamsca si trovano solo a fare i conti dei danni. Ad esprimere l'amarezza delle valli bergamasche per le decisioni del governo è Maurizio Forchini Presidente di Promoserio che è rimasto spiazzato dalla decisione del Governo di non riaprire piste e impianti da sci e rimandare tutto al 5 marzo, con l’incognita, soprattutto a certe altitudini, che la neve, quest’anno anche insolitamente abbondante, abbia già lasciato spazio alla primavera. "Siamo assolutamente convinti che la pandemia non sia ancora sconfitta e che il comportamento di ognuno debba essere improntato alla prudenza e all’attenzione. Siamo però sorpresi ed amareggiati per il divieto all'apertura degli impianti di risalita. È senza dubbio una sconfitta per chi deve controllare e gestire il fenomeno. Per le modalità in cui è avvenuto avrà delle pesanti ripercussioni sull'economia degli operatori della valle Seriana e val di Scalve che si erano ancora una volta adeguati alle stringenti norme stabilite dal CTS con una ulteriore riduzione delle persone trasportate, il controllo degli accessi e la bigliettazione on line. Con questa decisione, un intero sistema economico viene penalizzato. Se la preoccupazione del CTS era il non volere creare assembramento in montagna, va sottolineato che le nostre montagne sono invase da centinaia di escursionisti che, giustamente, cercano di passare giornate serene e all'aria aperta con conseguenti grossi problemi di parcheggi, e code al rientro in città. Senza contare che gli assembramenti si ripetono a ogni week end in ogni città e in ogni località turistica”. Promoserio, insieme alle Comunità Montane di Val Seriana e Val di Scalve, oltre che con l’appoggio di tutti gli operatori del territorio, aveva già segnalato al Governo precedente, al prefetto di Bergamo e al presidente della Regione la grave tensione economica e sociale che si sta manifestando nella realtà locale. La stagione invernale nell’area è strettamente legata all’apertura degli impianti sciistici, ma le ricadute sono molto più articolate e complesse e coinvolgono tutti i diversi operatori del territorio che di questa attività beneficiano grazie all’indotto generato. La chiusura degli impianti in occasione delle festività natalizie e per tutto il mese di gennaio ha rappresentato un durissimo affondo all’economia già provata delle valli, non ci voleva quest'ulteriore doccia fredda: “Gli enti territoriali e locali, gli impiantisti e gli operatori economici hanno ben chiara l’importanza di un’accoglienza nel pieno rispetto del distanziamento sociale, delle precauzioni anti Covid e delle norme esistenti. Per questo, chiedono alla politica e ai suoi rappresentanti locali di farsi interpreti del grave disagio economico e sociale che la decisione assunta in troppa fretta può comportare per il comprensorio già provato da un anno di altissima emergenza”.

Commenti

Nessun commento è stato ancora pubblicato.
Condividi la tua opinione qui sotto!

Lascia un commento

* Tutti i campi contrassegnati sono obbligatori