PRIMO MAGGIO IN RICORDO DELLE VITTIME

Un simbolo di forza e di fiducia nel futuro. E' la piccola quercia che i tre segretari generali di Cgil Cisl e Uil Bergamo Gianni Peracchi, Francesco Corna e Angelo Nozza hanno piantato nel Bosco della Memoria per questo Primo maggio in cui, ancora non è possibile scendere in piazza come da tradizione, per colpa della pandemia: di nuovo quindi la Festa dei lavoratori per il secondo anno consecutivo si svolge senza manifestazioni, né folle, né comizi dal palco ma le vittime sul lavoro non vengono dimenticate e vengono celebrate con gesti simbolici come quello che questo venerdì si è svolto al Bosco della Memoriache ricorda le vittime del Covid-19, di fronte all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Là dove lo scorso primo maggio i sindacati avevano dedicato e consegnato una targa di ringraziamento agli operatori sanitari, tra le vittime più numerose del Covid-19 nel mondo del lavoro. quest'anno il gesto è stato quello di piantare un albero come simbolo di speranza per il futuro. Il Paese non piange solo le vittime del Covid, piange anche tanti posti di lavoro. “L’Italia si cura con il Lavoro” è infatti la frase attorno a cui, a livello nazionale, i tre sindacati confederali si stringono questo primo maggio, perché il lavoro è la leva fondamentale per restituire la giusta prospettiva al futuro del Paese. “Anche a Bergamo, - affermano i tre sindacalisti - quando si uscirà dall’emergenza sanitaria, si dovrà ripensare il modello di sviluppo, rimettendo al centro il lavoro, la persona, l’ambiente, cambiando di conseguenza le priorità di investimento e, insieme, anche l’organizzazione del lavoro che innanzitutto tuteli la salute”. I sindacati chiedono anche di rivedere il sistema degli ammortizzatori sociali e chiedono meno burocrazia, più sostengo al reddito e più attenzione alla categorie dimenticate come colf e badanti, i tanti lavoratori stagionali, in modo particolare nel turismo, i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo. Preoccupano anche le crescenti diseguaglianze da colmare ma anche la precarietà giovanile. Infine l'appello per una campagna vaccinale consapevole, diffusa, secondo i criteri stabiliti dal piano nazionale di somministrazioni: unico presupposto per poter uscire da un’emergenza le cui dimensioni nessuno mai avrebbe potuto immaginare.

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