MENO NATI PER L’EFFETTO COVID

Nel 2020 in bergamasca si è verificato un calo di 600 nascite rispetto all’anno precedente. La curva in discesa era cominciata già qualche anno fa, a peggiorare la situazione ci ha pensato l’emergenza pandemica, che continua. A confermarlo sono i dati sui parti del primo semestre 2021 - secondo i numeri Ats e dei punti nascita di Bergamo e provincia – che, se visti in prospettiva, entro la fine dell’anno, arriveranno al massimo ad eguagliare i livelli del 2020. Le cifre: nel 2018, il totale dei parti in tutti i punti nascita della Bergamasca (all’epoca Seriate, Treviglio, Piario, ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, Alzano e il Policlinico San Pietro-Istituti ospedalieri bergamaschi), era di 8.128, già nel 2019 si era scesi a 7.783 in totale, con il punto nascita di Piario chiuso. Nel 2020 i parti sono stati 7.169, in pratica un «taglio» alle nascite di oltre 600 unità. L’effetto Covid sul freno delle nascite c’è ancora, quindi, ma va rimarcato che anche in piena emergenza contagi le partorienti hanno potuto usufruire sempre dei servizi ospedalieri a loro dedicati, in piena sicurezza, con percorsi riservati e nettamente separati da quelli invece dedicati alle donne partorienti infettate dal virus. C’è stata un po’ di confusione nell'informazione, all’inizio della campagna vaccinale, quando anche diversi medici erano titubanti sulla somministrazione del vaccino antiCovid alle donne gravide. E molte donne avevano timore di vaccinarsi. Ma non c’è alcuna controindicazione al vaccino, a meno che non si sia in presenza di particolari altre patologie: va rimarcato che nelle donne gravide, se contagiate, il rischio di ammalarsi in modo grave è più alto. E quindi aumenta anche il rischio di nascite premature. Il vaccino consente di mettersi al riparo da questi pericoli, e oltretutto consente, con il passaggio degli anticorpi dalla mamma al nascituro e attraverso l’allattamento, di proteggere anche il proprio bambino.

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