UNA LETTERA CONTRO IL CEMENTIFICIO

Il cementificio Italsacci continua ad essere nel mirino delle amministrazioni comunali del Sebino. Nel corso della riunione del G16 che raccoglie tutti e 16 i comuni del territorio, i primi cittadini all’unanimità hanno messo a punto la bozza di un documento da trasmettere a Regione Lombardia per chiedere lo stop definitivo dell’attività di estrazione e la riconversione dell’area. Si ricorda che l’estrazione di minerali dalla cava di Ca’ Bianca con esplosivo sono sospese dal 18 dicembre, una posizione presa da parte del Pirellone, a seguito della scossa di terremoto partita da Bonate Sotto lo stesso giorno. Sul Sebino sono seguite poi altre due scosse a distanza di un mese, la prima a Corte Franca, e l’ultima a Zone, questo lunedì. La visione negativa dell’attività estrattiva è colta appieno anche dalle due province che sottoscriveranno il documento inviato dai primi cittadini dei 16 comuni lacuali. Tra le ipotetiche soluzioni, volte alla salvaguardia dei posti di lavoro dei dipendenti del cementificio, emerge anche l’idea di usare il forno da cemento per bruciare combustibili derivanti dai rifiuti. L’attività della miniera, ricollegata al cementificio, è riconosciuta dalle analisi come concausa al movimento franoso del monte Saresano. Tutto ora è nelle mani di Regione Lombardia che entro i primi 15-20 giorni di febbraio deciderà se il cementificio potrà riprendere a lavorare o se gli impianti verranno chiusi a tempo indeterminato.

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