DUE ANNI DI COVID IN VALSERIANA

Tanti, troppi cittadini salutati per sempre. E pensare che oggi come due anni fa nessuno poteva immaginare quanto sarebbe accaduto di li a poco. Egoisticamente si apprendeva di un qualche cosa di strano successo a Wuhan, tanto lontano da non preoccupare minimamente, tant’è vero che la vita da noi, sia a dicembre che a gennaio continuava come sempre, fino a che si registravano i primi casi Covid in Italia. Due turisti cinesi e per giunta originari della provincia di Wuhan atterrati a Malpensa il 23 gennaio e ricoverati a Roma. Mancano pochi giorni a febbraio, mese che ha cambiato per sempre le nostre vite e il Governo metteva le mani avanti e dichiara lo stato d’emergenza per 6 mesi. La situazione precipitava nell’ultima settimana del mese. Sabato 22 febbraio si registrava la prima vittima italiana, in Veneto: un 78enne di Vo’ nel Padovano. Arrivava la domenica di Carnevale. Due casi positivi all’Ospedale di Alzano Lombardo, che insieme a Nembro diventavano la nostra Wuhan, uno a Seriate e uno a Bergamo. Il pronto soccorso dell’ospedale seriano veniva chiuso e riaperto nel giro di poche ore, l’incubo Covid era entrato nelle nostre case, il resto è storia drammaticamente nota. Il nostro non vuole essere un ripercorrere quei tragici giorni, ma rivolgere una carezza un pensiero a chi se n’è andato in una disumana solitudine. Lo facciamo prendendo spunto da “ Il più crudele dei mesi” – storie di 188 vite, il libro nel quale Gigi Riva, editorialista de L’Espresso racconta la sua Nembro.

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