INDAGINI SUL CORPO RITROVATO A PALINE

Con il passare delle ore emergono particolari e circostanze sul ritrovamento del corpo di una donna, fatta a pezzi, chiusi in 4 sacchi di plastica nera e gettati in una scarpata a lato della provinciale 5 Borno-Dezzo, all'altezza della piazzola dove termina la competenza bresciana e inizia quella bergamasca. Intorno alle 17.30 un residente della zona, che stava percorrendo a piedi la strada, a circa 1500 metri dall'abitato di Paline, sotto la ripida parete del monte Belem, ha notato i 4 sacchi neri, finiti contro una siepe di alti arbusti, a circa 10 metri dal ciglio della strada, in un a zona dove la costa della montagna sprofonda nella forra del Dezzo in val di Scalve. Immediato l'allarme alle forze dell'Ordine. Sul posto sono arrivati i Carabinieri della stazione di Borno, competenti per territorio, il colleghi del comando di Breno, i Vigili del Fuoco di Darfo con gli specialisti del nucleo Speleo-alpino-fluviale, i colleghi del distaccamento volontario di Breno, gli uomini della polizia locale ed il Sindaco di Borno, informato dai carabinieri del macabro ritrovamento. Terminati i rilievi ed il recupero dei poveri resti, a cura degli specialisti Saf che hanno anche fatto da sicurezza per i Carabinieri della Sezione investigazioni scientifiche che hanno svolto accurate indagini lungo la scarpata e nelle adiacenze del luogo dove giacevano i sacchi con il resti della donna,, in avanzato stato di decomposizione, mentre le buste parrebbero meno rovinate. Il pm titolare del fascicolo, Lorena Ghibaudo, ha predisposto la traslazione dei resti all'Istituto di Medicina Legale dell'Università di Brescia dove il medico legale Nicoletta Cerri ha iniziato l'iter necroscopico che si profila complesso e delicato. Infatti, il viso della donna è stato reso irriconoscibile dal suo assassino che l'ha sfigurato probabilmente usando del fuoco o dell'acido, rendendo molto complesso il riconoscimento e l'attribuzione anche solo approssimativa dell'età, mentre i resti del corpo sono stati ridotti in piccole parti, suddivise in quattro buste. Al vaglio degli inquirenti, coordinati dal Capitano Filiberto Rosano, comandante della Compagnia Carabinieri di Breno, ci sono le denunce di persone scomparse negli ultimi mesi in Vallecamonica, ma non si esclude nemmeno che il delitto possa essere stato compiuto altrove e il corpo poi spostato nella zona impervia in cui è stato ritrovato casualmente, lungo la strada che porta da Borno alla Val di Scalve, con il collegamento al Passo della Presolana e quindi alla Val Seriana. Sul luogo del ritrovamento per l'intera giornata di questo lunedì hanno svolto ulteriori accertamenti gli uomini della Sezione Investigazioni Scientifiche dell’Arma dei carabinieri, con il supporto dei colleghi del comando di Breno e della stazione di Borno e l'assistenza tecnica dei Vigili del fuoco del distaccamento di Darfo. Agli inquirenti, ma anche a tutti gli addetti all'informazione, è tornata subito alla mente analoga vicenda avvenuta nell'estate 2005 quando, al Passo del Vivione, vennero ritrovati in un dirupo e fatti a pezzi, occultati in sacchi di plastica, i resti dei coniugi Aldo Donegani e Luisa De Leo, uccisi dal nipote Guglielmo Gatti nella villetta di via Ugolini a Brescia. In quel caso, però, gli inquirenti avevano sospetti sull'autore del duplice delitto e cercavano i corpi dei coniugi scomparsi: in questo caso è stato ritrovato un corpo in una zona impervia, ma per ora non vi sono sospetti. Continuano dunque le indagini per omicidio e occultamento di cadavere.

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