CASO YARA: IPOTESI DI ARCHIVIAZIONE

Dopo l’ultimo colpo di scena relativo alla ventilata scomparsa del Dna di Ignoto 1, l’unica prova che ha portato alla condanna definitiva di Massimo Bossetti per l’omicidio di Yara Gambirasio, che la difesa chiede da anni di analizzare e mentre la Procura di Venezia indaga per frode in processo e depistaggio, il presidente della Prima sezione penale del tribunale di Bergamo, Giovanni Petillo, e la funzionaria responsabile dell’Ufficio corpi di reato, Laura Epis, il caso potrebbe anche andare verso l’archiviazione. Stando alle indiscrezioni giunte in via Solferino, finora non sarebbe emersa alcuna prova di un comportamento doloso. Ma il punto vero è: se davvero di dna non ce n’è più, come potrà Bossetti chiedere la revisione? L’avvocato Salvagni dice: “Pendono altri due ricorsi in Cassazione per ottenere l’autorizzazione a riesaminare quei reperti, che però ancora non sappiamo in che condizioni siano e che tipo di danni possano aver subito trasferendoli dall’ospedale San Raffaele, dove erano custoditi inizialmente, ai magazzini dell’Ufficio corpi di reato. L’obiettivo della denuncia di Bossetti è proprio quello di sapere se sono ancora utilizzabili o se qualcuno, magari interrompendo la catena del freddo indispensabile per la buona conservazione dei campioni, abbia compromesso per sempre la possibilità di effettuare dei nuovi studi”. Tutto era nato da una denuncia dello stesso Bossetti, fermamente intenzionato a far riaprire il caso e a chiedere la revisione. Se al processo era emerso che il Dna di Ignoto 1 fosse esaurito, successivamente si attestò l’esistenza di 54 campioni di tracce sui vestiti di Yara. Che fine hanno fatto? Nella denuncia presentata dall’avvocato Salvagni si parla di campioni “prima scomparsi e poi ricomparsi” e del sospetto che il dna sia stato “conservato in modo tale da farlo deteriorare” rendendo inutili le richieste difensive.

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