MEDAGLIA D'ONORE PER 54 CAMUNI
Sarà la prefetta di Brescia, Maria Rosaria Laganà a consegnare, il prossimo 4 giugno a Malonno – paese d'origine di 28 dei militari che verranno insigniti – la medaglia d'onore a 54 IMI camuni, internati militari che vennero fatti prigionieri dopo l'8 settembre 1943. Molti di loro, la maggior parte, dopo aver patito fame e violenze nei campi di concentramento tornarono a casa, spesso deperiti ed irriconoscibili, dopo mesi di cammino e di viaggio, ma tornarono a casa e poterono riabbracciare le loro famiglie. Alcuni invece, e fra i premiati di giugno ce ne sono quattro, non fecero ritorno a casa, anzi di alcuni si persero proprio le tracce. Anche per loro l'assegnazione della medaglia d'onore, onorificenza del presidente della Repubblica, è un parziale risarcimento morale per le sofferenze. Fra le storie di non ritorno c'è quella di Paolo Mora nato a Malonno il 6 dicembre 1924 contadino. Alpino in servizio al quinto reggimento alpini di stanza in alto Adige venne catturato dai tedeschi e deportato a Bukenwald; morì il 4 marzo 1945 a Neumark-Merseburg in Sassonia per cause ignote. E' sepolto al Sacrario Militare d'Oltremare di Bari. Domenico Zenoni nato a Malonno il 13 settembre 1922, soldato del 331esimo reggimento di fanteria l'8 settembre 1943 era nell'isola di Rodi dove venne catturato dai tedeschi ed internato. Morì sull'isola a causa dello scoppio di una mina il 30 aprile 1944. Venne sepolto a Rodi e poi traslato nel cimitero di Malonno. Marco Albertinelli nato a Cedegolo il 15 aprile 1914 appartenente al 4° Regg.to Genio della Divisione Aqui era a bordo della motonave Sinfra il 18 ottobre 1943 quando venne colpita ripetutamente da bombe incendiarie e siluri lanciati da aerei nemici ed affondò a Nord della baia di Suda. I superstiti furono 600. Di Marco Albertinelli non si ebbe però più nessuna notizia. Il suo atto di morte venne redatto solo nel 1949 e dichiara la sua scomparsa il 18 ottobre 1943. Non ha fatto più fatto ritorno a casa neppure il soldato Giovan Battista Zana di Ono San Pietro, come del resto i suoi compaesani Giacomo Casalini, Giovanni Moreschi e Felice Vaira. Inutilmente hanno aspettato e sperato la moglie Angela Merici, i figli Giacomina, Gerolamo e Bortolo. Soldato di leva a vent’anni Giovan Battista Zana entra a far parte del XVII reggimento fanteria. Congedato nel 1936, è poi richiamato nel 1941 e inviato in Albania, dove è fatto prigioniero l'8 settembre 1943. Per oltre 75 anni di lui non si è più saputo nulla: né le circostanze della sua scomparsa (probabilmente avvenuta per annegamento), né il nome della nave su cui veniva trasportato verso la Germania (quasi sicuramente la “Marguerita”). Assente la documentazione necessaria per richiedere la medaglia d’onore riservata ai cittadini italiani internati o deportati (legge 2006). Solo un nome e una data sul monumento ai caduti di Ono San Pietro. Le ricerche dell’ANEI (Associazione Nazionale Ex Internati) nella persona del presidente Fabio Branchi, effettuate anche presso il Ministero del Tesoro, hanno permesso di dare una precisa connotazione alla vicenda, pure sulla scorta dell’atto di notorietà del comune d’origine, firmato in data 10 aprile 1948 dall’allora commisario Enrico Guerrini e da quattro “probi” concittadini. Atto che così recitava: “Il Signor Zana Giovan Battista fu Bortolo è deceduto in Grecia il 13/10/1943 durante la deportazione din Germania a seguito di un bombardamento aereo”.
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