CAMPANE E FIORI PER UNA TRAGEDIA
Che colpo di fortuna nell'ossario di Musocco si era liberato un posto proprio accanto a lui, ossario matrimoniale. Ma tu hai voluto tornare a occhi chiusi nella valle dove li avevi aperti, accanto a fratelli, padre e madre, veramente di lei c'è solo la fotografia, le ossa se le era rubate con tutto quanto il cimitero, nel '23, l'acqua ladra del Gleno 1 dicembre 1923 alle 7.35 la furia dell'acqua dopo il crollo della diga del Gleno in Valle di Scalve arriva a Corna di Darfo e semina terrore e morte. Centinaia le vittime, di alcune non si trovarono mai i corpi come della donna della poesia scritta da Vivian Lamarque la poetessa adottata da una famiglia di Corna che ha voluto omaggiare in questo modo i suoi cugini camuni. Oggi anche la città di Darfo Boario Terme, in attesa di organizzare, insieme agli amministratori della Valle di Scalve il centenario, ha fatto memoria della più grande tragedia mai vissuta. Il rintocco delle campane alle 7.35, la preghiera di don Fabrizio, fuori dalla chiesetta del Sacro Cuore, oggi chiesetta del Gleno dopo che raccolse le vittime del disastro e poi quel mazzo di fiori gettato nelle acque del Dezzo. Lungo l'asta che il fiume traccia tra la Valle di Scalve e la Valle Camonica sono poche ancora oggi le famiglie che non abbiano qualche ricordo legato al disastro del Gleno che lasciò ferite profonde nella terra e negli animi. La città comunque seppe rinascere. Ora da far rinascere c'è anche la chiesetta una delle poche strutture sopravvissute al disastro che ha urgente bisogno di restauri.
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