BRACCIO DI FERRO SUI PROFUGHI A CASTIONE
Torna a far discutere il tema profughi in bergamasca, argomento caldo di questo ultimo scorcio d’estate. Così dopo la tradizionale invasione agostana, Castione della Presolana torna alla sua apparente normalità. Solo apparente perché dal 20 luglio scorso, sono ricomparsi i profughi a Villa Jesus. L’edificio della diocesi di Bergamo è di pertinenza della Parrocchia delle Grazie, ed è rimasto inutilizzato e vuoto per lunghi periodi, risultando di conseguenza struttura piuttosto datata al punto di non disporre dell’agibilità, documento che attesta le condizioni di igiene dell’immobile. A questo si aggiunge, come ricordato dal sindaco Angelo Migliorati, l’aumento del numero degli ospiti, che modificherebbe la condizione d’uso dello stabile, non più temporaneo ma continuativo. La mutazione dei termini d’uso porterebbe quindi, all’adempimento di obblighi diversi, come ad esempio alla messa in regola dei condotti fognari definita improrogabile, così come all’osservanza delle norme antincendio. “Da parte, afferma il primo cittadino, della Parrocchia delle Grazie abbiamo ricevuto una richiesta di permesso di agibilità che abbiamo rigettato, concedendo dieci giorni di tempo per inviarci eventuali osservazioni sul nostro diniego. Era il 14 agosto e ad oggi non mi risulta siano arrivate nuove comunicazioni. Aspetterò che rientri dalle ferie il funzionario preposto, dopo di che procederò con l’ordinanza di sgombero”. Fermo sulla sua posizione Migliorati ribadisce come a queste condizioni lo stabile non possa essere abitato, aggiungendo che come casa vacanze Parrocchiale sia sempre stata esentata dall’Imu ma che a queste condizioni l’imposta è dovuta. Alcuni profughi si sarebbero anche presentati in municipio lamentando carenze igieniche, mancanza di assistenza medica con casi di febbre e altre patologie. Il timore è che la situazione non sia temporanea e che vada ripetendosi il turn-over già successo negli anni scorsi. Don Roberto Trussardi, direttore della Caritas di Bergamo spiega che la scelta di monsignor Ottolini è condivisibile e l’auspicio, anche come Caritas, è che ci sia la possibilità di sedersi e parlarsi guardandosi negli occhi. “Chiedo dunque all’amministrazione che questo si possa fare a voce e non a mezzo stampa”.
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