COMMOSSO RICORDO DI DON PICELLI

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Commossa celebrazione nella frazione montana di Malonno, Zazza, sul versante idrografico sinistro della Vallecamonica, dell'amato e indimenticato sacerdote martire, Don Giovanni Battista Picelli, nato a Losine nel 1915 e ucciso a Zazza il 20 maggio 1944. Entrato giovane nella Congregazione dei Padri Giuseppini di Asti, nel 1937 ordinato sacerdote e nel 1943 ritornato nella diocesi di Berscia per potere assistere i vecchi genitori. Gli fu assegnato la curazia di Zazza di Malonno. Il mattino del 20 maggio 1944 alcuni militi in veste di ribelli si presentarono da don Picelli, di cui si diceva che aiutasse i partigiani, per tendergli una trappola. Don Picelli li accolse e offrì loro da mangiare; quindi tornarono nel pomeriggio. Il sacerdote, intuito il pericolo, cercò di sottrarsi nascondendosi in una casa vicina. Quando udì che veniva minacciata di morte la vecchia madre, s'incamminò con i suoi aguzzini sulla strada per Cevo. Venne abbattuto a raffiche di mitragliatore a pochi metri dalla casa, mentre cercava la fuga saltando un muro, sotto gli occhi della madre e della sorella che invocavano pietà. Il corpo rimase esposto alle intemperie in un campo di grano fino al giorno dopo. Solo a fatica si ottenne il permesso di fargli i funerali che ebbero luogo a Losine. Nell'ottantesimo della sua morte Fiamme Verdi, Comune di Malonno, ragazzi della scuola, Associazioni ed il gruppo spontaneo “Dio cammina a piedi”, guidato da Don Battista Dassa, si sono incontrati a Zazza per onorare la figura del Sacerdote martire. Don Picelli era, per quei tempi, un prete sopra le righe, come ricordato con commozione da chi ne ha studiato la storia. Da indagini svolte da mons. Pasini nessuno si assunse la responsabilità dell'uccisione, mentre il prefetto Dugnani deplorò il fatto tanto più che il delitto era stato compiuto prima del 25 maggio, tempo in cui scadeva la possibilità per i ribelli di restituirsi pacificamente alla vita civile. Il 17 novembre 1946 venne inaugurato a Zazza un monumento per ricordare don Picelli e Giuseppe Gelmi pure ucciso perché sospettato di sostenere il movimento partigiano.

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