UNO SGUARDO CRITICO AL TERRITORIO
Il collettivo 5.37 è tornato a camminare sul territorio camuno, per analizzarlo in maniera critica. L'uscita, in zona Montecampione, segue all'incontro dell'inverno scorso presso casa associazioni di Boario durante il quale erano state presentate le criticità del comprensorio e di zone limitrofe. Lo sguardo critico del collettivo, domenica 2 giugno, ha spaziato non solo sui problemi della nota località turistica nata sulle montagne della bassa Valle Camonica negli anni '70, durante il boom dello sci ed oggi in crisi profonda a causa dei cambiamenti climatici che stanno segnando il declino di molte località sciistiche italiane, ma ha di nuovo preso il considerazione altre problematiche del territorio. Sono stati in molti camminando fra prati verdi e con lo sguardo rivolto al cielo azzurro a guardare sconsolati alcuni ruderi presenti in quel di Montecampione e a chiedersi se ne è valsa la pena, ma soprattutto se ne varrà di nuovo la pena come da più parti invocato. I partecipanti hanno parlato anche del progetto delle Terme di Ponte di Legno, un progetto il cui costo continua a lievitare, si sono chiesti cosa pensare delle colate di cemento e del terreno sottratto che costituisce l'architrave del progetto Imago di rilancio del patrimonio rupestre (che oggi vede impiegati nei suoi parchi lavori esternalizzati, precari e sottopagati) e poi ancora dell'attacco all'ecosistema del Lago Bianco o al progetto di nuove piste da sci sul Monte Tonale Occidentale e ancora dei progetti per i treni ad idrogeno su una tratta ferroviaria costantemente interrotta. Intanto i paesi di montagna continuano spopolarsi e i centri storici muoiono. La Res publica non è privata è stato il motto di questa giornata dalla quale sono emersi interrogativi che sarebbe interessante si ponessero anche gli amministratori di questa e di altre valli dicono dal Collettivo: siamo sicuri che il futuro che stiamo immaginando per i nostri territori lo rispetti, ne rispetti le fragilità e le forze? Che sia sostenibile? Non sarebbe meglio non ripetere gli errori del passato e guardare al futuro con più lungimiranza per ricomporre dove possibile i cocci di uno specchio che altrimenti non può restituire la reale immagine di un territorio fragile e da salvaguardare? Non è più tempo di "ai posteri l'ardua sentenza", di tempo da perdere non ce n'è più.
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