"NON SO PERCHÉ L'HO FATTO"
Continua a ripetere che non sa perché l'ha fatto, la situazione gli è sfuggita di mano. Poche le parole dell'avvocato Fausto Micheli che ha assistito Jashandeep Badhan durante l'interrogatorio di garanzia che si è tenuto questo martedì mattina all'ospedale Papa Giovanni XXIII dove il ragazzo è stato ricoverato. Il 19enne, reo confesso dell'omicidio di Sara Centelleghe, la sua vicina di casa con cui aveva un rapporto di semplice conoscenza, ha risposto alle domande del GIP Alessia Solombrino, si è detto affranto, ha chiesto scusa. Il suo avvocato ribadisce che ha bisogno di sostegno psicologico. Proprio per questo è stato trasferito in ospedale. La sua ricostruzione dei fatti è stata molto confusa, ha solo aggiunto qualche particolare sul perché si trovasse nell'appartamento di via Nazionale 124 che la 19enne divideva che con la madre che però sabato notte non era in casa. Avrebbe confermato di avere un appuntamento con l'amica 17enne di Sara, forse per acquistare droga. I due si sarebbero telefonati in tarda serata e poi si sarebbero scambiati messaggi. Dovevano vedersi in strada. Perché allora lui è salito? Forse non ha trovato la ragazza. Era strano Jashandeep quella sera, lo avrebbero detto i ragazzi che erano con lui a Lovere qualche ora prima del delitto. Probabilmente aveva assunto droga e alcool. Ne voleva ancora? Quando è arrivato in casa di Sara Centelleghe lei che probabilmente stava dormendo mentre l'amica era scesa per incontrare il suo coetaneo, si sarebbe spaventata e gli avrebbe chiesto: chi sei. Ne sarebbe nata una colluttazione, lui l'avrebbe presa a pugni e poi l'ha ripetutamente colpita con un paio di forbici che si è trovato sotto mano. Una scarica di colpi senza un perchè prima di fuggire per le scale, con i piedi nudi sporchi del sangue della ragazza. Ne lascia traccia sulle scale dove gli inquirenti e i soccorritori le trovano quando arrivano in posto chiamati dai vicini di casa che nel frattempo tentato di rianimare Sara trovata in un lago di sangue dall'amica che nel frattempo sale risale in casa. Aveva lasciato la porta aperta. E' sempre seguendo le tracce di sangue che i carabinieri arrivano nei garage dove Jashandeep si toglie i vestiti sporchi di sangue prima di tornare nell'appartamento di via Wortley dove il resto della sua famiglia – madre, padre e due fratelli più piccoli – dorme. Un delitto d'impeto senza un perché al momento questo resta il delitto di Costa Volpino. Per Jashandeep l'accusa è omicidio volontario. Si attende ora la convalida del fermo chiesa dal PM Giampiero Golluccio che al 19enne contesta anche la crudeltà. Resta, infine, da chiarire la posizione dell'amica di Sara non in merito al delitto ma in merito alle questioni legate alle sostanze stupefacenti. Per mercoledì intanto è attesa l'autopsia sul corpo della 18enne. E sempre mercoledì fra Lovere dove la ragazza frequentava l'istituto Ivan Piana e Costa Volpino dove viveva, si terrà un corteo per dire non ad ogni forma di violenza. La partenza è fissata da Piazzale Marconi davanti all'istituto Ivan Piana alle 20.30. L'arrivo in piazza 8 marzo davanti al municipio di Costa Volpino.
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