Si continua ad esplorare l’area carsica del Sebino

Ottavia Piana nei giorni scorsi è tornata a casa. Era uscita il 14 dicembre per un’esplorazione nella grotta Buone Fonteno e quel giorno mai avrebbe immaginato, che non sarebbe tornata a casa per un quasi un mese. Ha trascorso quattro giorni ferita, con fratture agli arti, al volto, traumi alle vertebre e alle costole, a cinque metri di profondità, è stata estratta dalla grotta grazie al lavoro incessante di centinaia di soccorritori e ha trascorso tre settimane all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo dove ha subito diversi interventi chirurgici. Un calvario terminato nei giorni scorsi quando, finalmente, la speleologa 32enne di Adro è stata dimessa. Quel 14 dicembre la donna stava esplorando, con alcuni colleghi, cavità ancora sconosciute, nell’ambito del Progetto Sebino, quando la roccia sotto di lei è crollata e la speleologa, è caduta restando bloccata, ferita, a cinque metri di profondità, rivivendo l’incubo già avvisto l’anno precedente quando restò bloccata per 48 ore negli stessi abissi. Sono seguiti quattro giorni di incessanti operazioni di soccorso, con 159 operatori tra tecnici del Soccorso Alpino e Speleologico provenienti da tutta Italia, vigili del fuoco, carabinieri e operatori medici specializzati nel soccorso speleologico, al lavoro giorno e notte per salvarla. Ora per lei, supportata da tanti amici e colleghi, è iniziata un’altra risalita, quella verso il recupero fisico e psicologico, per tornare poi ad esplorare e mappare l’area carsica del Sebino Occidentale che si estende tra la Val Cavallina e la costa bergamasca del Lago di Iseo. Un territorio di circa 90 chilometri quadrati, che si sviluppa sotto gli abitati di Fonteno, Parzanica, Vigolo, Tavernola, Riva di Solto, Solto Collina, Predore, Viadanica, Adrara San Rocco, Adrara San Martino, Grone, San Fermo, Monasterolo, Casazza, Endine Gaiano, Sarnico, Villongo, Foresto Sparso ed Entratico. Nonostante i pericoli, che fanno parte del mestiere, le esplorazioni nelle grotte dell’Abisso Bueno Fonteno non si sono mai fermate e i volontari dell’associazione Progetto Sebino hanno mappato negli anni chilometri e chilomentri di nuove grotte e tracciati mai conosciuti dall’uomo, per raccontarli, topografarli, per indagarne le dinamiche idrogeologiche, per trovare nuove sorgenti e studiare e trovare acque sottorranee. Le novità del progetto verranno presentate il 31 gennaio a Solto Collina.

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