Brescia snodo del narcotraffico
Brescia snodo del narcotraffico, l'operazione Icaro della Procura Distrettuale Antimafia ha decapitato una pericolosa e potente organizzazione criminale che gestiva l'importazione e lo smercio di cocaina proveniente dal Sud America. A capo della cellula bresciana due fratelli albanesi, appartenenti ad una delle principali e più pericolose cosche della mafia albanese, il clan dei Cela di Elbasan. Erano loro ad importare gli ordini ad un gruppo di uomini fidati che dimoravano nella nostra provincia e in altre del Nord Italia. 40 gli indagati, italiani ed albanesi. Sono accusati a vario titolo di associazione transnazionale finalizzata al traffico illecito di stupefacenti. Questo martedì mattina gli investigatori della Squadra Mobile della Questura e della S.I.S.C.O., hanno eseguito, insieme agli uomini al Servizio Centrale Operativo (S.C.O.) e alla Polizia albanese, 12 ordinanze di custodia cautelare in carcere e otto misure in attesa di preventivo interrogatorio. Sono state effettuate perquisizioni nella province di Brescia, Torino, Bolzano, Cremona, Trento e Treviso. Le indagini – cui hanno partecipato anche organismi internazionali e la Polizia albanese – hanno preso il via dopo che nel 2020 la Polizia italiana ha scoperto un giro di spaccio in alcuni locali di intrattenimento sul lago di Garda. Individuato il fornitore di cocaina venduta ai clienti durante le serate, la Polizia ha poi ricostruito l’organigramma del gruppo criminale italo-albanese che gestiva il giro. La cocaina, proveniente dal Sud America, arrivava in Italia su autoarticolati che si sarebbero riforniti nei paesi del centro Europa. L'organizzazione curava tutte le fasi del narcotraffico, dallo stoccaggio alla distribuzione della droga, alla raccolta dei proventi, che veniva inviati ai vertici dell’organizzazione in Albania, attraverso un collaudato sistema che li affidava agli autisti dei pullman che effettuano la tratta passeggeri Brescia-Elbasan. Durante le indagini nel novembre 2021 uno degli indagati era stato arrestato con 350 chili di cocaina destinati alla cellula bresciana dei trafficanti. Gli indagati per gestire le comunicazioni utilizzavano telefoni criptati, ma spesso i capi si recavano personale in Colombia, Ecuador e negli Emirati Arabi Uniti, a Dubai, per prendere contatti con altri trafficanti albanesi.
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