FEDE E BELLEZZA IN MEZZO ALLA GUERRA
E' l'unico manufatto in conca Venerocolo, totalmente integro, che testimonia la storia degli alpini che combatterono la guerra bianca in Adamello. E' la chiesetta della Madonna dell'Adamello, realizzata dai soldati nel 1917 su idea del dottore Giuseppe Carcano che qui - salito nel maggio 1915 – restò prendendosi cura dei feriti provenienti dalle linee del fronte, fino alla fine della guerra. Fu lui a cercare e a trovare gli appoggi giusti per realizzare l'opera che fu costruita interamente dai soldati. Fu inaugurata nel dicembre di quell'anno alla presenza del colonnello Ronchi, dei rappresentanti del Touring. La messa fu celebrata dal cappellano militare don Federico Chiappini di Losine. I suoi cento annisono stati celebrati solennemente nelle scorse settimane con una cerimonia in quota durante la quale è stata commemorata anche la figura del capitano medico Giuseppe Carcano. A tracciare la storia di questo manufatto è stato Walter Belotti presidente del Museo della Guerra Bianca di Temù che in questi anni del centenario ha già organizzato cerimonie nei luoghi simbolo della guerra dei ghiacciai in Adamello. A raccontare del capitano medico Marco Zanobio di Milano. Gian Celso Agazzi a nome della Commissione Medica del CAI e della Società Italiana di Medicina di Montagna, ha ricordato, invece, l’importanza che la Guerra Bianca ha avuto per la medicina di montagna. È seguita la messa celebrata da don Martino Sandrini di Ponte di Legno, che ha ricordato come suo padre, Domenico fu Martino Sandrini, ferito nel corso di una delle battaglie della Guerra Bianca in Adamello presso il passo delle Topette nel 1916 sia stato salvato grazie alle cure del capitano medico Giuseppe Carcano presso l’infermeria da lui realizzata. E' stata questa, come tante altre di quelle che si vivono in quota con lo spirito di fare memoria, una giornata speciale attraverso la quale tutti i partecipati hanno cercato ne siamo certi, dentro i loro cuori di immaginare anche solo per un istante quello che potrebbero aver provato i soldati, gli ufficiali, gli uomini, che qui hanno trascorso tra il gelo implacabile dell'inverno e le estati di pura bellezza, momenti di vita terribili in cui l'azzurro del cielo era visibile solo con gli occhi del cuore perché il resto era guerra e battaglia. Ecco perché è importante fare memoria, che non è mero ricordo, ma è anche impegno a trasmetterlo, di quei tempi andati in cui nonostante tutto fede, umanità e bellezza che hanno dati vita a questo piccolo tempio hanno avuto la meglio sulla crudeltà della guerra. E dove non sono arrivati gli alpini, gli artiglieri, i fanti, a realizzare questa bellezza ci ha pensato il pittore Giorgio Oprandi di Lovere, allora militare in Adamello, che dipinse il quadro posto sopra l’altare, ora custodito presso il Sacrario dei caduti di Lovere. L’artista decorò anche le pareti della chiesetta con quattro affreschi, oggi non più visibili in quanto a suo tempo rimossi a causa dei danni provocati dalle intemperie anche se copie dei bozzetti sono custodite presso il Museo della Guerra Bianca di Temù.
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