CHIESTO IL PROCESSO PER L'INVESTITORE DI ESINE
Si sono chiuse con la richiesta di rinvio a giudizio per i tre giovani stranieri coinvolti nell'incidente le indagini per la morte di Giovanni Fontana, 65enne originario di Artogne ma residente a Piancogno, investito lungo via Manzoni a Esine nella notte fra il 14 e il 15 dicembre scorso. Il bosniaco 22enne residente a Darfo che si trovava alla guida della BMW che ha investito l'uomo mentre camminava sul ciglio della strada dovrà rispondere di omicidio stradale aggravato dall'uso di stupefacenti alla guida ed omissione di soccorso, solo per questo ultimo reato è invece stato chiesto il processo per i due amici che viaggiavano in auto con lui, una giovane rumena 19enne e un ucraino 21enne residenti ad Angolo Terme. L'udienza preliminare – durante la quale il GUP dovrà decidere se archiviare il caso o mandare a processo i tre – non è ancora stata calendarizzata. Verrà fissata nelle prossime settimane. Gli elementi raccolti durante le indagini pare siano schiaccianti ed è stato per questo che una volta concluse il pubblico ministero che le ha coordinate, affidandole agli uomini del maresciallo Devis Kaswalder dell'aliquota radiomobile dei carabinieri della Compagnia di Breno, ha deciso per la richiesta di rinvio a giudizio. L'accusa più pesante è per il giovane bosniaco che quella notte si trovava, sotto l'effetto di sostanze stupefacenti, alla guida della potente BMW che ha investito, era da poco passata la mezzanotte, il Fontana che camminava lungo via Manzoni. Un urto violentissimo che ha scaraventato a terra a l'uomo uccidendolo. I tre in auto però, invece di fermarsi e prestare soccorso, se la sono filata. La loro fuga è durata qualche ora. Giunti sul posto, infatti, i carabinieri del radiomobile di Breno hanno immediatamente raccolto tutti gli elementi utili a rintracciare l'auto pirata: filmati delle telecamere della videosorveglianza posizionate in zona, testimonianze. Qualche ora dopo sono arrivati al giovane bosniaco ed ai suoi due amici. Sequestrata l'auto si è fatto il resto con indagini serrate e scientifiche che hanno portato a ritrovare sulla BMW materiale organico riconducibile alla vittima, ad accertare che le ferite di Giovanni Fontana erano compatibili con i danni alla vettura; è stato un grande lavoro di intelligenze e di riscontri scientifici che nel giro di quattro mesi hanno portato a chiudere il cerchio. Ora il ragazzo che era alla guida dell'auto potrebbe essere processato per un'accusa gravissima come quella di omicidio stradale aggravato ed omissione di soccorso, di questo ultimo reato dovranno rispondere anche i due amici che la notte dell'incidente si trovavano in auto con lui.
Commenti
Nessun commento è stato ancora pubblicato.
Condividi la tua opinione qui sotto!