FERITA DALL'EX: CONTINUANO LE RICERCHE

Nessuna traccia di Salvatore D’Apolito, il cinquantenne che giovedì mattina ha sparato 6 colpi di pistola all’ex moglie Flora Agazzi, 53 anni, tuttora ricoverata, in gravi condizioni all' Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo . L'uomo ricercato dai carabinieri, si era allontanato in sella alla sua Vespa 50 bianca e con in tasca una pistola – sicuramente non sua, non avendo il porto d’armi – calibro 9x21 dalla quale aveva esploso 6 colpi, di cui tre hanno raggiunto alle spalle la donna, all’ingresso della villetta di via San Pantaleone a Negrone di Scanzorosciate. I colpi rinvenuti sono stati inviati al Ris di Parma per capire se l’arma utilizzata – e non ancora ritrovata – fosse già stata usata per altri fatti delittuosi, tutte le pattuglie di carabinieri, polizia e delle altre forze dell’ordine in provincia si aggirano con appiccicata sul cruscotto la foto dell'uomo. Perquisita la casa di D’Apolito di via Francesco Baracca 2 a Villasanta, dove si trovano i due figli più che ventenni della coppia, Jessica e Stefano, i quali non hanno saputo fornire agli inquirenti indicazioni utili a far luce sulle motivazioni dell’agguato del padre nei confronti della madre, posta una situazione pregressa di tensione tra i due per via della separazione: settimana prossima la coppia aveva appuntamento in tribunale per formalizzare il divorzio. Nei locali è stato trovato, nascosto, il cellulare di D’Apolito, che risultava comunque spento e irraggiungibile dall’altra mattina. Per questo non erano emersi dai tabulati chiamate e messaggi. Segno che – ribadisce chi indaga – D’Apolito avrebbe pianificato tutti i dettagli dell’agguato con cura, tentando anche di non farsi riconoscere, indossando una parrucca. A casa c’era inoltre un foglietto: una sorta di diario personale, che si conclude con la frase sibillina «Sono stanco, la voglio fare finita», anche se non si sa a quando risalga la stesura. Ma dove si è procurato l’arma? Il cinquantenne era già noto alle forze dell’ordine per reati contro il patrimonio, tra cui – nel Monzese – anche furti di automobili. Può essere che avesse contatti con qualche pregiudicato che potrebbe avergli facilmente procurato un’arma clandestina.

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